La seconda giornata del 38° Fantafestival di Roma si è svolta all’insegna della fantasia e degli orrori tutti italiani, portando sullo schermo del cinema Savoy due opere particolari; la prima è stata I piccoli maghi di Oz, ultima creazione del noto regista Luigi Cozzi, autore del cult trash Scontri stellari oltre la terza dimensione e di Paganini horror, reduce dall’esperienza avvenuta nel noto festival due anni fa, quando portò l’affascinante piccolo film Blood on Méliès’ moon, dedica sentita verso il mondo fantastico della celluloide primordiale.
Stavolta il nostro creatore volge la propria attenzione verso l’opera immortale di L.Frank Baum, Il mago di Oz, e realizza un prodotto didattico ed educativo utilizzando l’apporto di un complesso scolastico romano, l’Istituto Comprensivo Piaget – Majorana, sulle cui spalle il buon Cozzi costruisce una trama che possa rendere partecipi insegnanti e piccoli studenti, immergendoli in un racconto pregno di inventiva e creatività.
La storia è quella della nuova insegnante Carla Pantella (Ilaria Serantoni), una giovane docente che si presenta alla sua classe insegnando subito ai suoi alunni di giocare di fantasia, seguendo una lezione tra sapere e istruzione.
Ma i suoi metodi non sono ben compresi dalla preside dell’isitituto (Mirella D’Angelo), ed anche i rapporti con i suoi colleghi non sembrano portare a quell’idillio che credeva, ma Carla non si da per vinta e seguendo la lezione dell’opera di Baum riuscirà a mettere in riga sia la propria professione che la vita privata.
Presentato in sala dal regista stesso, assieme all’attrice D’Angelo e agli interpreti Maria Cristina Mastrangeli e Beun Garbe, I piccoli maghi di Oz è un ennesimo prodotto che sfoga la fantasia del nostro Cozzi, autore avvezzo a voler ricreare mondi immaginifici e storie fantastiche con poco e niente; si ripete in riguardo, portando un lungometraggio che sa meramente di opera didattica e tirata su come tale con l’aiuto dell’Istituto Majorana stesso.
Se sorvoliamo questo aspetto totalmente spudorato, con tanto di linguaggio e tecnica cinematografica resi ai minimi termini (siamo dalle parti di un cortometraggio stile Ciak junior di Italia Uno per dirla tutta), possiamo anche affezionarci all’aspetto poetico del tutto, dimostrando che Cozzi tenta una sua piccola visione educatrice con fare consapevole che non demorde mai, costellando il tutto con immagini fantasiose create con dozzinali After Effect e affascinanti animazioni a passo uno.
Un film che fa quasi tenerezza per la sua sincerità d’animo.
In seguito le proiezioni del Fantafestival sono andate avanti con la visione di Notte nuda, nuova pellicola di quel Lorenzo Lepori che già alla rassegna romana portò il suo precedente Catacomba; presentato in sala dal regista stesso, accompagnato dall’attore protagonista Pascal Persiano (Demoni 2…l’incubo ritorna, Voci dal profondo) e dallo sceneggiatore Antonio Tentori (Un gatto nel cervello, Dracula, Rabbia furiosa), il film è la storia di una coppia di amici, Paolo (Persiano) e Andrea (Henrj Bartolini), che dopo aver passato una notte di bagordi, tra sesso e alcool, si ritrovano nel mezzo di un vero e proprio incubo, prima tentando di nascondere un cadavere trovato nel loro appartamento, poi trovandosi ad avere a che fare con delle forze demoniache, nascoste in bosco e intenzionate ad uccidere chiunque si avvicini.
L’opera di Lepori apre subito le danze con un paio di ammazzamenti che ne dimostrano la voglia di voler creare raccapriccio e ribrezzo, gestendo una trama intricata e appoggiandosi su degli effetti speciali di trucco ben congeniati; sta di fatto che Notte nuda risente di un’approssimazione tecnica e recitativa che, insomma, gettano benzina sul fuoco sull’esile messa in scena.
A suo modo divertente, ma non vuole esserlo in verità, e almeno, cosa molto buona, dura solamente un’ora e dieci, e tanto basta per sollazzarsi con un horror così di compagnia.
Mirko Lomuscio