Questa volta, nostri affezionati lettori, recensiremo un videogioco gratuito per Android, particolare sia per la trama che per la struttura videoludica. Stiamo parlando di Lapse: A forgotten future.
Nel gioco dovremmo guidare un’intera nazione verso la salvezza o la distruzione in un mondo post-apocalittico ambientato oltre l’anno 2075. Nessuno sembra ricordare ciò che ha dato il via a tutto questo, nessuno pare sapere nulla riguardo agli strani avvenimenti che sconvolgono il pianeta, nessuno sa dire perché la vostra vita paia riaccendersi ogni qualvolta questa venga soffocata.
Dovrete stare attenti, dato che non tutti i personaggi sono benevoli nei vostri confronti e molti tramano alle vostre spalle.
Con un semplice movimento del dito verso destra o verso sinistra starà a voi decidere del destino della nazione, prendendo decisioni in merito ai molteplici quesiti che verranno portati alla vostra presidenziale attenzione. Ovviamente ogni azione avrà una conseguenza e vi invitiamo a riflettere sulle azioni. L’ideale sarebbe mantenere le risorse ad un livello medio, in maniera tale da sapere quando bisognerà favorire una risorsa ad un’altra. In apparenza semplice, questo gioco vi darà parecchio filo da torcere.
Tramite certe scelte, potrete creavi degli elementi che vi salveranno in certe situazioni. Ad esempio l’appoggio della Chiesa placherà le folle in caso di rivolte o i bunker militari vi salveranno da invasioni da parte di paesi confinanti.
Vi sarà un piccolo jolly, detto “oracolo”, che vi permetterà di prevenire cosa abbasserà o innalzerà le risorse.
Il gioco presenta diversi finali sbloccabili in base alle vostre scelte.
La storia presenta diverse influenze, non solo da Terminator, ma anche dai classici film sugli alieni. Qualcuno ci manda messaggi dal futuro per avvisarci, ma non sappiamo il perché.
L’intera storia può essere vista come un infinito loop temporale, dove l’unico modo per uscirne è salvare il paese, scoprendo la verità.
Consigliamo questo gioco agli appassionati di fantascienza, ma anche ai profani.
Debora Parisi
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