Mi sento tutti gli occhi puntati addosso, fingo indifferenza, curioso nella borsa, mi metto il rossetto e con lo specchietto mi guardo alle spalle, tutto tranquillo, sbircio alla mia sinistra, un uomo riposa con la testa appoggiata al finestrino, se ne starà tornando a casa dopo una giornata impegnativa, sposto lo sguardo più in là, il vuoto, lo sposto leggermente alla mia destra e mi imbatto in una giovane donna dal viso delicato alle prese con il suo cellulare, in realtà nessuno mi sta guardando eppure oggi mi sento tutti gli occhi puntati addosso, sarà una suggestione.
C’è un insolito silenzio tombale su questo treno, sono tutti molto stanchi, è venerdì e la settimana ha lasciato il segno, chissà se usciranno una volta a casa, una birra con gli amici, la cena con i colleghi, un bel film e la pizza, ma dove trovano tutte queste energie, io fatico al solo pensarci, dovrei fare velocemente la doccia, rivestirmi, truccarmi, fingere un viso fresco e riposato, infilarmi in macchina verso la meta e qui ridere e scherzare come se nulla fosse, come se la giornata non fosse nemmeno iniziata, io proprio non ce la faccio, in realtà non vedo l’ora di tornarmene a casa e rilassarmi, ripensare alla settimana appena trascorsa e programmare con cura le due giornate di riposo, mi segno tutto sull’agenda, gli impegni impellenti, le urgenze, la spesa, la macchina da lavare, le lavatrici, la lavanderia, oddio, me ne stavo dimenticando, un salto dal dentista per un controllo, e tra una cosa e l’altra, il parrucchiere, sta iniziando a venirmi l’ansia.
Scorro le dita sull’elenco infinito e sento che mi sta scendendo una lacrima dall’occhio destro mentre il sinistro è impegnato nella lettura, un brivido mi raggela, vorrei poter dormire due giorni, e se invece uscissi stasera e mandassi al diavolo tutti i miei programmi e le mie liste, in rosso le urgenze, in blu i doveri di casa, in arancio la sequenza delle visite pianificate, in rosa le telefonate alle amiche, che angoscia, mi si accorcia il respiro, ansimo, stavo dimenticandomi la pattumiera, sì la pattumiera, da giorni stipata sul balcone, i vicini ne saranno risentiti, che lezzo e che vista, oddio, c’è pure l’olio da cambiare, devo sentire il meccanico, cos’è questa postilla in giallo appena sopra la riga in rosso, un’eccezione, l’urgenza delle urgenze, è vero, il tecnico della caldaia, ma quando, come, non so dove inserirlo, passerà lui appena troverà il tempo così mi ripete da giorni, facile dirlo, chissà se io potrò, devo avvisarlo, giro le pagine con foga, non trovo più il suo numero, ora ricordo, l’ho strappato in un momento di rabbia, passo stasera, domani mattina presto, sono leggermente in ritardo, mi aspetti, sempre al servizio di tutti, aspetto prima uno e poi un altro, come è possibile, oddio mi sta suonando il telefono, non mi piace rispondere in treno, tentenno, non oso, temo di dare fastidio, ma sì solo un attimo, cosa sarà mai, frugo nella borsa, dov’è, eccolo, lo afferro proprio quando lo squillo si interrompe e lo schermo si oscura, si è spento.
Chissà chi era.
Elisa Bollazzi
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