Arriva oggi nelle sale italiane il nuovo film Disney diretto da Tim Burton Dumbo, rivisitazione in chiave live action del classico d’animazione del 1941.
Il film è stato presentato in anteprima nazionale a Roma durante una suggestiva serata, arricchita dalle performance di artisti circensi e dagli allestimenti ispirati al film.
Inoltre, Tim Burton ha incontrato a Roma la stampa per parlare della genesi del lungometraggio. Noi di Upside Down Magazine c’eravamo. Ecco, infatti, cosa è emerso dall’incontro con il celebre cineasta. 😉
Fin dalle prime scene, colpiscono gli occhi di Dumbo. Nella maggior parte dei suoi film i personaggi parlano attraverso lo sguardo, è corretto?
Dato che Dumbo non parla, le sue emozioni dovevano essere espresse in modo diverso. Il risultato è stato un lungo studio al fine di trovare la forma più pura e semplice, per far sì l’elefantino fosse in grado di trasmettere il suo spirito attraverso lo sguardo.
Il film sembra quasi un appello al mondo del circo, affinché a livello internazionale non vengano più sfruttati animali.
Anche se ho realizzato delle pellicole con ambientazioni circensi, a dire il vero, non ho mai amato il circo: i clown, da ragazzino, mi terrorizzavano e non mi è mai piaciuto vedere gli animali, sfruttati, esibirsi.
Nella sua versione di Dumbo, a differenza della pellicola originale, ha scelto di dare più spazio alla componente umana, perché?
Volevo creare un parallelismo tra la storia dei personaggi e le vicende di Dumbo. Nel film, infatti, si parla di perdita, di assenza. Ad esempio, Holt ha perso un braccio e la moglie, i suoi due figli la mamma… è tutta un’analogia con le vicissitudini del piccolo Dumbo. Desideravo esplorare la famiglia nelle sue diverse forme e sfaccettature.
Il suo cinema negli anni è diventato sempre più digitale. È un segno del tempo o una scelta personale?
Le cose cambiano, abbiamo a disposizione nuovi strumenti. Adoro fare film tradizionali, anche se è bello esplorare nuovi linguaggi high-tech, ma non c’è niente da fare… amo la stop-motion, ho una vera passione per la natura tattile del fare cinema.
La sequenza delle bolle di sapone è stata modificata nella pellicola. Perché?
La scena c’è, ma in un contesto diverso. Qui non è vista come un incubo. Le bolle di sapone hanno qualcosa di magico e in un certo senso sono l’escamotage per entrare nella mente di Dumbo. Infondo, Dumbo è un diverso, ma riesce a trasformare la sua debolezza in qualcosa di bello.
La scena con la struggente Bimbo mio nella pellicola originale era più lunga…
Dumbo permetteva di fare qualcosa di valido per le tematiche trattate, a me molto care. Non volevo fare un remake, ma trasformare i messaggi del film. Tagliare la sequenza di Bimbo mio, non è stato un ragionamento consapevole. Ovviamente, era importante che ci fosse e infatti c’è. Non sono stato lì a considerare la durata del brano.
Come è stato lavorare con il cast?
Lavorare con persone conosciute in passato mi ha agevolato. perché il circo di base è una famiglia, così come un set. L’arte in pratica ha imitato la vita. Il circo è proprio come un film: un insieme di persone che cercano di creare qualcosa… una magia.
Silvia Casini
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