Cosa succederebbe a sette persone di ambienti ed epoche diversi, se si incontrassero e fossero costrette a collaborare? Come sarebbe la loro reazione davanti al pericolo? In questo nuovo episodio de Interviste impossibili, Giovanni Magliulo ci parlerà di Seven Dreams.
Ciao Giovanni, parlaci un po’ di te.
Ciao Debora, che dire, sono un ragazzo di Torre del Greco, valtellinese di adozione. Ho lavorato in diversi settori e in diversi tipi di azienda, passando dal piccolo imprenditore alla multinazionale all’impiego attuale nel settore pubblico, subendo quell’incertezza generazionale che accomuna un po’ tutti i Millennials. Questo non mi ha impedito di studiare, formarmi e fare esperienze, ma soprattutto non mi ha impedito di dedicarmi alla scrittura. Ho pubblicato un fantasy nel 2017, Seven Dreams, al momento il mio unico romanzo, primo volume di un progetto molto più ampio.
Tre aggettivi per descriverti.
Ruvido, stoico, impaziente. Niente di buono, insomma.
Parlaci di Seven Dreams. Come è nato il libro?
Durante una lezione universitaria, l’assistente stava parlando di Heidegger e di come nelle varie epoche l’uomo si fosse costruito delle illusioni per sopportare la paura della morte. La gloria eterna, l’amore romantico, la religione. Ho pensato che sarebbe stato un ottimo tema per un romanzo. I personaggi li avevo già costruiti (per non dire scoperti) in precedenza, ho dovuto solo limarli un po’. Però mi sono reso conto che non sarei mai riuscito a farli convivere, indipendentemente dall’importanza dello scopo che avrebbero avuto in comune. I caratteri erano troppo diversi. Psicopatici, persone normali, cannibali, animali feroci. Se non avessi trovato un modo per rendere realistica la loro relazione, l’intero romanzo avrebbe perso di coerenza. Così è arrivato l’incantesimo che ne legava le anime. E alla fine, per non farmi mancare niente, ho deciso di dare loro un obiettivo che prima o poi li avrebbe messi di fronte a una scelta dolorosa. Per questo l’unica persona in grado di sciogliere l’incantesimo è quella che hanno il compito di uccidere. Direi che di castagne sul fuoco ce ne sono abbastanza.
Parlaci dei tuoi personaggi e come si rapportano con il resto del gruppo.
Allora qui c’è da mettersi comodi, andiamo in ordine di apparizione.
Il primo è Karma, un rettile che sputa un acido altamente corrosivo. È un animale, ma nel gruppo ci si interroga sulla sua reale capacità di comprensione, che sembra avvicinarsi un po’ troppo a quella umana. Quando la vediamo per la prima volta, la sua covata sta per schiudersi. Si legherà in particolar modo ad uno degli altri membri del gruppo.
Poi c’è Centurio, un gladiatore che combatte sotto Domiziano, un uomo che non si fa problemi a correre rischi pur di coronare il suo sogno di diventare una leggenda. Sembra in grado di assumere la leadership del gruppo, almeno in un primo momento. Lo incontriamo durante un incontro particolarmente ostico.
Gork è un orco, un fanatico religioso abituato a considerare gli esseri umani solo come fonte di cibo. È molto forte, ma anche difficile da gestire.
Proseguendo incontriamo Zuma, il capo di una tribù africana. È responsabile e determinato (qualcuno direbbe troppo), parla poco e ragiona molto. È un cacciatore esperto, sul punto di uccidere una preda particolare.
Butch è invece un operaio americano dei giorni nostri. È quello che ha più difficoltà ad adattarsi alla situazione, cosa che lo porta presto ad avere problemi con gli altri membri del gruppo. Ci imbattiamo in lui durante un litigio col suo datore di lavoro.
Continuando c’è Caos, un sadico in armatura che sembra divertirsi a mettere in difficoltà la compagnia. Non si toglie mai l’elmo e questo, unito al fatto che non parla, suscita tra gli altri una certa inquietudine. Lo incrociamo mentre si aggira tra i cadaveri sparsi sul campo di una battaglia. Nella sua armatura vive Berius, un imp dalle ali strappate.
In ultimo abbiamo Elavh, una ragazza molto attraente, esperta di veleni, che tende a generare il desiderio in qualunque uomo le stia intorno. Nitroglicerina pura, ha una personalità atipica. Del suo passato sappiamo ancora meno che degli altri.
Che progetti hai per il futuro?
Dal punto di vista personale, prima o poi dovrò comprare casa. Per quanto riguarda il lavoro, invece, al momento non rincorro particolari ambizioni. Forse in futuro. Dovrò finire la saga, questo è certo, ma, trattandosi di un progetto a lungo termine, potrebbe volerci un po’. Il secondo volume è in fase di revisione e non vedo l’ora di completarlo.
Come è stato lavorare con Panesi Edizioni?
Fanno il massimo con entusiasmo e questo è sempre lodevole. Annalisa è un’editrice intelligente e disponibile, con cui l’autore si sente a suo agio.
Debora Parisi
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