Roberto Turolla è nato a Murisengo in provincia di Alessandria. Ha studiato al liceo classico di Casale Monferrato, dopodiché si è trasferito a Torino per frequentare la triennale in Lettere moderne, in cui si è laureato nel 2010 con una tesi in Storia della lingua italiana sui Meridianidi Calvino. Successivamente ha frequentato la magistrale in Letteratura, filologia e linguistica italiana, in cui si è laureato nel 2013 con una tesi in linguaggio radiofonico, sulla trasposizione a radiodramma del romanzo di uno scrittore francese contemporaneo, Philippe Forest, intitolato L‘amore nuovo che gli ha fruttato un 110 e lode. Parallelamente ha coltivato gli studi di chitarra classica frequentando anche due anni di conservatorio a Torino, e proseguendo poi con lezioni private. Da cinque anni ha iniziato a seguire i corsi di scrittura creativa di Massimo Tallone. Con Golem Edizioni ha già pubblicato Racconti del buio.
La sua ultima fatica letteraria si intitola Il salto del salmone: quattro racconti concatenati che, come salmoni, vanno controcorrente. Vanno controcorrente perché ogni racconto è cronologicamente precedente a quello che lo precede e ne svela l’antefatto fino all’ultimo che chiuderà il cerchio rimandandoci così alla visione di circolarità del tempo. Vanno controcorrente perché sono i “politicamente scorretti” in quanto sono presenti personaggi “diversi” che vengono disprezzati o derisi per la loro diversità. Vanno controcorrente perché raccontano episodi drammatici ma riescono a far sorridere, e spesso anche ridere, cosa che oggi non è da poco.
Un altro prodigio di Roberto Turolla è che nonostante la cecità riesce a produrre opere letterarie visionarie, argute e intense. Leggete l’intervista qui sotto!
Hai carta bianca e tre aggettivi per descriverti…
Ironico, combattivo, tenace.
Mai senza…?
Computer e chitarra, meglio se classica. La studio da così tanti anni, che se non la suono anche solo per due giorni mi si offusca la vista!
Cosa ti piace leggere?
Spazio molto, proprio come con la musica. Mi piacciono i grandi classici, i noir, ma anche i romanzi d’avventura. Non disdegno i saggi, e naturalmente ogni opera in cui, contrapposti a temi profondi, seri e intensi, ne coesistono altri leggeri, scanzonati, per non dire comici.
Se dovessi esprimere tre desideri?
Il primo è senza ombra di dubbio non guardare in faccia a nessuno. So che lo faccio già da tutta la vita, ma è talmente splendido e mi diverte così tanto che vale la pena spendere il primo desiderio per rimarcarne l’importanza. Il secondo è continuare a crescere, evolvere e maturare come scrittore e chitarrista. Il terzo è trovare lavoro come oculista, ottico, guardalinee alle partite di calcio, giudice di sedia a quelle di tennis, segnapunti a quelle di volley o, naturalmente, come spadaccino professionista, dato che ho soprannominato il mio bastone bianco Excalibur.
La tua vita in un tweet?
Twitter non ce l’ho, ma se dovessi scegliere un tweet significativo per la mia vita userei: “Cecato per sempre!”.
Parlaci del tuo romanzo. A chi lo consiglieresti e perché?
Il salto del salmone è un libro potente, intelligente, luminoso come Sirio, che io stesso ho visto innumerevoli volte scrivendolo, ed è una commistione perfetta fra racconti e romanzo. E’ composto da quattro racconti, collegati però fra loro in modo molto particolare. In ciascun racconto muore un personaggio, che diventa il protagonista del successivo, prestandosi così a una doppia chiave di lettura, un doppio piano temporale che starà al lettore districare. Se letto singolarmente l’azione si sposterà verso il futuro, ma se letto concatenato con gli altri l’azione procederà verso il passato. Ogni racconto infatti è cronologicamente precedente a quello che lo precede, e ne svela l’antefatto. Può essere letto da ragazzi e ragazze, da uomini e da donne, poiché spinge alla riflessione su diverse tematiche, che non vengono mai trattate a mo’ di saggio, ma sfruttate esclusivamente come pretesto per far avanzare la trama. Un autore non dà mai risposte, consigli, giudizi, né sputa sentenze. Un autore pone solo domande, sta al lettore trovare tutte le risposte.
Come sono nati i personaggi?
Alla cieca, naturalmente! Il progetto originario del libro prevedeva di scrivere una serie di racconti che ruotassero attorno al buio morale, all’abiezione, alla turpitudine. Il primo racconto avrebbe dovuto prendere le mosse da un fatto di cronaca che mi aveva colpito molto. Diversi anni fa, mi pare nel Lazio, un padre uccise il figlio autistico. Tuttavia, come accade sempre, ogni progetto letterario presuppone un tradimento, senza il quale non si può sperare di giungere al risultato finale, e che anche in questo caso non ha tardato a manifestarsi. Dal secondo racconto è nata l’idea di collegarlo a ritroso col precedente. I personaggi del primo racconto hanno rapidamente preso forma, e via via tutti gli altri, discendendo quasi automaticamente dalla trama, con la loro personalità, il loro carattere, in totale autonomia di azione, giudizio, pensiero. Un autore non giudica mai l’operato dei personaggi che popolano le sue opere, un autore si limita a fare il fotografo. Certo, detto da me fa sorridere, ma è esattamente questo il compito dell’autore: limitarsi a fotografare i personaggi, lasciandoli liberi di amare, odiare, tradire, uccidere, sprofondare nei baratri dell’esistenza o elevarsi nella purezza e nella nobiltà.
Le ambientazioni scelte provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?
In questo libro provengono senza ombra di dubbio dal reale, e fanno da sfondo soffuso alle vicende, ma soprattutto ai sentimenti che provano alcuni personaggi, senza mai rubare loro la scena.
Come puoi riassumere ai potenziali lettori il tuo romanzo? Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?
Il messaggio che un’opera trasmette lo decide, lo sceglie l’opera stessa, non certo l’autore. E’ il lettore a interpretarla secondo la sua sensibilità, il suo vissuto, a scorgerne al suo interno i messaggi più disparati, dando più o meno importanza a questa o quella tematica.
Sei già al lavoro su un nuovo manoscritto?
Porto avanti diversi progetti, se fra questi ci sia o meno un nuovo manoscritto… chi può saperlo?
Silvia Casini
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