Valeria Bianchi Mian è una psicoterapeuta con formazione in psicodramma. Ha pubblicato numerosi articoli per riviste di settore. Con Ceresa S.G. e Putti S. ha scritto il saggio Utero in anima (Lithos Edizioni, 2016) e, con Lattanzi B., Figli delle cicogne – osservazioni intorno alla maternità surrogata – in Psicosociologia della genitorialità (AAVV, a cura di Martini S.A., Golem Edizioni, 2017). Conduce laboratori di tecniche espressive. Ha coordinato spettacoli teatrali e gruppi di narrazione in strutture per tossicodipendenti e nelle scuole superiori, ottenendo il primo premio sezione scuole superiori al Sottodiciotto Film Festival di Torino (Rabbia allo schermo, 2002). Per Psiconline, cura le rubriche di cultura e psicologia “Contemporanea/Mente” e “Discutiamone insieme”. Ha un blog. Ha curato l’antologia in e-book Poesie Aeree (Matisklo Edizioni, 2014). Nel 2016 ha pubblicato il libro di racconti e filastrocche illustrate Favolesvelte con Golem Edizioni.
Noi l’abbiamo intervistata per saperne di più sulla sua ultima fatica letteraria: Non è colpa mia.
Questa la trama ufficiale: “Le colpe del padre non ricadranno sul figlio” afferma Arturo Colzi in un raro momento di lucidità, ma è forse troppo tardi? Nell’arido regno della demenza che gli sta cancellando le parole, l’imprenditore scorge un nesso, una via di uscita e la offre al giovane Riccardo, affinché questi possa cogliere barlumi di coscienza e trovare il coraggio di vivere la propria omosessualità. “Non è colpa mia” è un romanzo di formazione affettiva ‘nonostante’ le ombre della tradizione, un’educazione all’indipendenza di spirito al di là del conflitto con sé stessi e con le figure genitoriali. È una strada che si snoda a ritroso partendo dal presunto suicidio del patriarca per condurre l’erede, e una rosa di personaggi, in un gioco di memorie nel quale soltanto la fine del tiranno può liberare tutti dal giogo. Una bella moglie erotomane, una badante rumena, una fanciulla italo-tunisina, una tossicomane votata alla vendetta, un giocatore d’azzardo, un macho albanese, una vecchia piemontese con velleità da Masca, un affascinante mulatto: ogni attore di questo libro svela un aspetto della storia facendosi portavoce della memoria perduta dal vecchio re. Non è colpa mia è un ritratto di famiglia in nero con Morte.
Hai carta bianca e tre aggettivi per descriverti…
Energetica. Non so da dove mi arrivi la ricarica continua, eppure per fortuna ho questo dono. Devo ringraziare la Duracell!
Competitiva. Non pensavo di esserlo, e invece… Ultimamente riflettevo su questo tema. Le sfide mi stimolano, ci provo e mi metto in gioco. Se non raggiungo l’obiettivo me ne faccio una ragione. Non immediatamente però!
Sorda. Sono mezza sorda da entrambe le orecchie. Ora è ufficiale perché gli esami medici lo attestano. Alla faccia di amici e conoscenti che negli anni han sbottato “uffa uffa non senti niente?”. E adesso? Ho la giustificazione.
Mai senza…?
Reggiseno imbottito.
Cosa ti piace leggere?
Noir per rilassarmi. Gialli per addormentarmi. Poesie per sentirmi stupida. Fumetti per cogliere il senso della vita.
Se dovessi esprimere tre desideri?
Fascino fino a 80 anni. Arrivare viva e abbastanza in salute agli 80 anni. Vedere mio figlio diventare un adulto piuttosto sereno e realizzato.
La tua vita in un tweet?
Il mio motto è “Carpe Diem, Memento Mori”, abito la vita, ballo i miei anni, oso, o vinco o fallisco, faccio la giravolta e ricomicio da capo.
Parlaci del tuo romanzo. A chi lo consiglieresti e perché?
Non è colpa mia nasce dalla mia esperienza come psicoterapeuta ed è un romanzo di formazione al nero. Un nero profondo che appartiene a ogni essere umano. È l’incontro con l’inconscio nel quale abitano i nostri cattivi sentimenti ma anche la possibilità di trasformare il piombo in oro. La storia di Riccardo, omosessuale in difficoltà, con poco coraggio per vivere l’amore. Le vicende di suo padre Arturo, uomo egoista ormai vittima della demenza. La memoria dei crimini perduta lungo il fiume Po, tra una tossicodipendente senza scrupoli e una danzatrice italo-tunisina. Spunti da raccogliere come briciole per ricostruire i fatti. È il lettore a cogliere il filo rosso della trama: consiglio il libro a tutti coloro che si ritengono persone in cerca di se stesse.
Come sono nati i personaggi?
I personaggi, che sono numerosi e portano nella trama il proprio punto di vista come in un prisma, sono nati dalla mia mente perché mi sono arrivati come parti, ruoli immaginali. Da psicodrammatista mi capita spesso di immedesimarmi nei personaggi quando scrivo. Alcuni spunti però derivano da pazienti incontrati in carcere e nelle comunità, nelle strutture in cui ho lavorato.
Le ambientazioni scelte provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?
Le ambientazioni sono reali. Via Febo. Il parco Leopardi… luoghi che amo molto. Anche il Centro Diurno di Mirafiori assomiglia a una struttura per la quale ho svolto la mia attività in passato.
Come puoi riassumere ai potenziali lettori il tuo romanzo? Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?
La vita è un incontro di vite, un intreccio di relazioni. A volte un crimine o, per contro, una buona azione, non riguarda solo colui o colei che agisce. Una coscienza collettiva è importante. Però ci sono eventi per i quali è giusto dire: le colpe dei padri non ricadranno sui figli.
Sei già al lavoro su un nuovo manoscritto?
Sì. Ho pubblicato adesso un nuovo libro con Golem, una antologia curata da me e da Emma Fenu. Sì intitola Una casa tutta per lei e raccoglie racconti di donne italiane ed expat. Sto scrivendo la mia silloge poetica – illustrata, così come è illustrata l’antologia. Ma ho già preso appunti per il prossimo romanzo. Un noir distopico.
Silvia Casini
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