“Un desiderio, una speranza, un dolore da lasciare andare: come tutti quelli che decidono di intraprendere il Cammino di Santiago, anche Alma ha una ragione profonda che la induce a chiudere per qualche settimana la sua libreria nel cuore di Bologna e a partire in un’alba diafana di giugno. Sta cercando di dimenticare Bruno, ma in realtà sono proprio i suoi appunti su un foglio spiegazzato a guidarla passo passo lungo il Cammino. E un quadernetto azzurro a cui affida tutti i suoi pensieri: chissà se su quel masso si è seduto anche lui, chissà se ha alzato lo sguardo su quello stesso cielo. Frida invece è una psichiatra che dopo un fatto terribile non è più in grado di occuparsi degli altri. Per questo ha lasciato il suo lavoro, e l’unica cosa che le importa adesso è cercare le persone che hanno conosciuto Manuel, suo marito. Alma e Frida si incontrano al termine di una lunga giornata di marcia a Puente de la Reina. Sono due donne totalmente diverse, ma in comune hanno un conto aperto con la vita. E insieme scopriranno che la condivisione della fatica e del dolore è spesso il preludio di un miracolo: perché il Cammino scandisce il proprio tempo e influenza il destino di chi lo compie in modi che nessuno può prevedere…”
L’ospite dell’Oracolo del tè di oggi è Fioly Bocca, madre felice e autrice di due fortunati romanzi, Ovunque tu sarai e il recente L’emozione in ogni passo, editi in Italia da Giunti e apprezzati anche dal pubblico internazionale. Due storie forti sulla scoperta de sé, sull’importanza degli incontri e della condivisione. Cammini, quelli di Anita e Alma, in cui i sentimenti prendono prepotentemente la scena, muovendosi nelle storie dei personaggi che le abitano. Uomini e donne da cui il lettore si separa di malavoglia, persone che sentiamo straordinariamente vicine e vere come la scrittura di Fioly, magica proprio per la sua straordinaria normalità. Personaggi che parlano alle nostre mancanze, alle spigolosità di ognuno di noi.
Quale di loro farai sedere al tavolo dell’Oracolo?
Alma di “L’emozione in ogni passo”
Il tratto principale del mio carattere
Non lo so. Ogni volta che mi pare d’averlo individuato, capisco che non è quello. O non è più quello. (Avevo letto, da qualche parte: Se ti muovi veloce, non vieni nella foto)
La qualità che desidero in un uomo.
Deve somigliare alle cose che dice
La qualità che preferisco in una donna.
L’essere libera, nel senso di autonoma, slegata da giudizi e pregiudizi
Quel che apprezzo di più nei miei amici.
La capacità di ascoltare
Il mio principale difetto.
Sono pochemuchka: un bambino che fa troppe domande
La mia occupazione preferita.
Trovare libri che parlino a me, di me
Il mio sogno di felicità.
Avere il coraggio di seguire il mio sogno di felicità, qualunque esso sia
Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia.
Perdere la capacità di ascoltarmi e sentire i miei desideri profondi
Quel che vorrei essere.
Quello che sono, al meglio
Il paese dove vorrei vivere.
Ovunque io riesca a mettere insieme le cose che mi servono per essere felice: me stessa e l’amore
Il colore che preferisco.
Il colore di un giorno nuovo, all’inizio di un viaggio. E anche: il giallo delle frecce sul Cammino di Santiago
Il fiore che amo.
I girasoli. Quando a giugno vestono le colline del Monferrato
L’uccello che preferisco.
Mi piacciono i corvi quando in autunno volano bassi, goffi, sulle zolle dissodate in campagna
I miei autori preferiti in prosa.
Quelli in cui trovo, adesso, qualcosa di me
I miei poeti preferiti.
Quelli in cui trovo, adesso, qualcosa di me
I miei eroi nella finzione.
Quelli che somigliano a Bruno
Le mie eroine preferite nella finzione.
Quelle che amano quelli che somigliano a Bruno
I miei compositori preferiti.
Quelli che hanno scritto le musiche che suona François (perché non è da tutti, incontrarsi all’inizio e alla fine di un cammino).
I miei pittori preferiti.
Gli impressionisti. Mi piacerebbero anche a scatola chiusa, per l’etichetta che gli hanno attribuito.
I miei eroi nella vita reale.
Tutti quelli che, quando credono di aver fatto l’ultimo passo a loro disposizione, riescono a farne ancora uno. Tutti quelli credono che il Destino sia una destinazione, e non un percorso segnato.
Le mie eroine nella storia.
Le donne capaci di credere nelle donne
I miei nomi preferiti.
Il mio. Per quello che significa per me.
Quel che detesto più di tutto.
Non sapere che strada scegliere. Ho bisogno di sapere dove andare, anche se per arrivare alla meta devo attraversare scalza la mia vita.
I personaggi storici che disprezzo di più.
Quelli che della storia hanno assecondato i lati oscuri, che hanno incoraggiato o tollerato un medioevo dell’anima.
L’impresa militare che ammiro di più.
Tutte quelle che hanno forzato i limiti, i confini, per sete di conoscenza e scoperta
La riforma che apprezzo di più.
Una tra tante, il voto alle donne
Il dono di natura che vorrei avere.
Se vale rispondere con un dono divino, più che di natura: ubiquità
Come vorrei morire.
Bisogna proprio morire?
Stato attuale del mio animo.
Sospeso. In equilibrio su un filo tra due estremi di cui non vedo gli appigli
Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza.
Tutti le colpe figlie di uno smodato, totalizzante e famelico amore
Il mio motto.
Citando Pessoa: «Mi porto addosso le ferite di tutte le battaglie che non ho combattuto.»
Grazie Fioly per aver accettato l’invito dell’Oracolo del tè!
Abbinamento goloso: una fetta della profumata Tarta de Santiago accompagnata dall’aroma agrumato di un tè nero al bergamotto. Non esiste niente di meglio per apprezzare al meglio gli aromi di mandorle e limone di questa torta!
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Valentina Cebeni
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