Si è conclusa la dilogia cinematografica legata a una delle opere più terrificanti che King abbia mai scritto: It. Ritenuto da molti come il suo capolavoro assieme alla saga de La Torre Nera, è sia un romanzo di formazione che un horror. Abbiamo di tutto: crescita dei protagonisti, mostri alieni lovecraftiani, sangue, budella, terrore psicologico e soprattutto umano.
Entrambi i capitoli sono stati diretti da Andrés Muschietti, già famoso per il film La Madre. Rispetto alla mini-serie televisiva degli anni ’90, questa nuova dilogia ha una stile narrativo interessante e su alcune cose è più fedele al libro rispetto al predecessore.
Forse tutti sanno di cosa parla la storia, ma la racconteremo in breve anche per chi non la conoscesse: a Derry, una cittadina del Maine, un bambino di nome Georgie scompare misteriosamente, divorato da un mostro. Suo fratello Bill creerà una banda di ragazzi, noti come i “perdenti” in quanto socialmente emeraginati, per affrontare il mostro. Il gruppo di amici dovrà sconfiggere due volte la creatura, una da bambini e una da adult, poiché le paure dell’infanzia tornano sempre a tormentare anche i grandi.
Andiamo a parlare dei punti di forza di entrambi i capitoli: gli attori sono molto bravi, specialmente quello di Richie da bambino (d’altronde, aveva recitato in Stranger Things) e di Pennywise (Bill Skasgard). Le morti sono molto truculente e le battaglie mentali sono rese in maniera disturbante. La storia è stata alterata in alcune fasi, ma Muschetti è riuscito a mantenere lo spirito del libro. A parte IT, non vi sono le altre creature aliene citate nella narrazione, ma la Tartaruga viene spesso menzionata quasi a indicare che sebbene non sia presente, osserva placidamente le azioni dei Perdenti.
Tra i due è il primo a essere il migliore, purtroppo il secondo sebbene mantenga il tema principale del romanzo, scende di qualità. Iniziamo col dire che un problema principale della serie è Pennywise: fin da subito appare spaventoso, quando nel libro si specifica che il clown è “adorabile” proprio per attrarre bambini. Questo Pennywise riesce a malapena a passare per umano e pare che il regista si sia accorto di ciò, dato che nel secondo una bambina trova spaventoso il pagliaccio e IT deve cambiare tattica per avvicinarla.
Il prologo del secondo capitolo è brutale, non perché ci sia lo zampino di IT, ma prché a compiere tali atrocità sono gli esseri umani. Pennywise è un mostro, è vero, ma sfrutta le debolezze già presenti nell’animo umano. Nonostante alcune polemiche, l’intro è fedele al libro (il secondo risveglio della creatura avviene proprio a causa di un omicidio omofobo) ed è inquietante vedere come tale crudeltà sia presente anche nella vita reale: durante la proiezione del film in un cinema di Prato, alcuni ragazzi dai quattordici ai vent’anni hanno applaudito alla morte del ragazzo omosessuale. Forse non ci vuole una creatura aliena per corrompere gli esseri umani.
Alcune scene che dovrebbero essere inquietanti fanno ridere, soprattutto la sequenza della casa degli specchi, mentre la forma “definitiva” di IT è un po’ deludente, soprattutto per chi ha letto il libro. Su questo la serie tv è stata migliore. Anche se hanno mantenuto la natura del rituale di Chud, e anche la natura aliena di Pennywise, hanno totalmente eliminato l’importanza di Audra, la moglie di Bill, e Tom Rogan, il marito violento di Beverly. Entrambi sono personaggi importanti prché Bill decide di scendere nelle fogne proprio per salvare la moglie, imprigionata da IT.
In conclusione, sebbene riteniamo questa dilogia migliore della mini-serie tv, ha subito nel secondo capitolo delle lacune che purtroppo hanno penalizzato il film. Nonostante ciò, consigliamo di vedere l’ultimo capitolo, in quanto esplora di più la psicologia del protagonisti e mantiene la tematica della crescita.
Debora Parisi
© Riproduzione Riservata