Oggi sono alle prese con la gioia dell’intelligenza, quella che riluce, a tratti fatata, nella lista dei nomi invisibili, come il mio, mescolato a un piccolo e dolcissimo cuore che batte dentro me. Dopo aver detto addio alla minuscola Greta, mi è piombata addosso una notizia clamorosa. Quasi un numero di magia.
Già… perché a maggio diventerò mamma di Arianna. Ecco perché sento il peso, l’umiltà, e la fortuna dell’anonimato di una specie. Quella delle comparse improvvise in un elenco di puro inchiostro, dovute a una sorta di ordalia di stampo divino. Quella che sa cosa significa lutto. Quella che riconosce il senso del respiro.
Ritrovarmi in questa sorta di inventario sa di amore, come quello inarrivabile e proibito di chi scrive di notte, sfiorando un mondo assoluto, senza confini. Perché leggere, scrivere, come vivere, nel migliore dei casi, significa oltrepassare un fado.
E i sognatori come me sono consci della scoperta della tenerezza, la più rischiosa rivoluzione umana.
Così, adesso sono come il vento che entra nell’impasto delle cose: sono come pasta stellata… viva. E nella bordatura delle sensazioni e dei lampi estivi, in questa sorta di preghiera-ringraziamento, odo persino le risate attutite di tutti i miei fantasmi.
A loro devo un universo appassionato, stralunato e pieno di profezie.
All’essenza impalpabile dell’esistenza, le lune poetiche, piene di favole, e le sorprese traslucide, come questa, che come l’amore, allungano la vita.
Lettera mai spedita e dedicata a mia figlia
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