Hans Gueber è un affabile pensionato austriaco con la passione per le invenzioni che non servono a nulla e gli orologi a cucù, dotato di un’altezza fuori dal comune: due metri e diciotto.
Da quattro anni è alle prese con una missione senza speranza: convincere la sua amata Julia a tornare dall’abisso del coma. Un giorno però arriva una lettera e Hans decide all’improvviso di smettere i panni del marito, padre e inventore inconcludente e di intraprendere il viaggio più incredibile della sua vita.
Equipaggiato solo con uno zaino, un misterioso bottone di vetro e una incrollabile fiducia nell’umanità, volerà da un vecchio amico a Praga, ritroverà una meravigliosa cascata in Islanda, finirà tra le comparse di un B-movie in Arabia Saudita, metterà in fuga un elefante e camminerà con i fenicotteri in Tanzania, infine si specchierà nel deserto di sale di Uyuni, in Bolivia. E lungo il cammino incontrerà nuovi compagni di viaggio a ogni tappa, a ciascuno dei quali donerà qualcosa di sé.
Il grande Hans è un libro scritto con l’intenzione di parlare al cuore. Narra di persone che si allontanano, di scelte sbagliate, di rimpianti e dell’urgenza che, a volte, penetra in certe vite. E soprattutto della grande capacità che ogni persona possiede, dentro di sé, di recuperare terreno nei confronti dei rapporti trascurati, degli amori perduti e di tutto ciò che la vita gli ha fatto smarrire. Incluso se stesso.
La storia ricorda molto da vicino, almeno per quanto riguarda il protagonista Hans, il suo rapporto con la moglie e la decisione di partire, il film Disney-Pixar “UP”.
Chi non ricorda la breve introduzione al film, con conseguente valle di lacrime e commozione per la storia dei due coniugi Carl ed Ellie?
Una vita insieme, poi Ellie muore, lasciando solo Carl con quel sogno e quel viaggio mai realizzato insieme alla moglie.
Lo stesso è per il nostro gigante in pensione Hans, solo che la moglie non muore, semplicemente cade in un coma da cui non si risveglia, e così Hans decide di partire, come Carl del film Disney UP per realizzare il viaggio che voleva.
Le analogie con questo film animato per me sono molte, così come Carl aiuta un giovane ragazzino scout a ritrovare fiducia e coraggio in sé stesso, così il grande Hans aiuta e supporta le persone che incontra, amici o sconosciuti, grazie anche solo ad una presenza discreta e a parole rispettose e uno sguardo attento.
Non è perfetto Hans, e fanno spesso sorridere anche le sue disavventure dovute all’altezza fuori norma, quella diversità caratteristica, che non è propriamente una disabilità in senso stretto, ma che è comunque una cifra del suo essere non sempre gli rende la vita facile.
Il fatto di essere affetto da “gigantismo” però non sembra minimamente scalfire la sua intenzione di viaggiare e di farlo seguendo un’idea ben precisa, alla cui base poggia la forza dell’amore che lui ha per sua moglie Julia.
A tratti ricorda pure certi atteggiamenti del “GGG” di Roal Dahl, nei modi nelle gentilezze, nello sguardo che ha sul mondo e sulle cose della vita. Come sempre è più facile risolvere le questioni degli altri che le nostre. Però Hans Geuber lungo il cammino si farà molti amici e molte domande, alcune destinate a non avere risposta, ma l’importante non è questo, ma il decidere di agire, di andare, di dare una scossa alla vita.
“La vita fa scherzi strani, pensò tra sé e sé il grande Hans mentre sorseggiava il liquido nero e profumato, come quello di far incontrare un norvegese, un austriaco e una islandese in un ostello sperduto tra ghiacci e cascate. In poche ore posti come quello potevano farti sentire un po’ di calore. Forse si trattava della magia delle fate che popolano le notti d’Islanda.”
È un romanzo che sembra partire in sordina, ma poi commuove e sorprende, soprattutto sul finale che non ti aspetti, ma che comunque chiude il cerchio della storia di Hans perfettamente e in modo molto coerente.
Samanta Crespi
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