Il limite delle parole: intervista esclusiva a Pia Levy

Pia Levy, ligure d’origine, da venticinque anni vive e lavora in Svizzera, sulle rive del Lago di Ginevra.

Con il suo romanzo. Il limite delle parole, ha inaugurato il 2016 di Oceaniala collana di Antonio Tombolini Editore che pubblica narrativa di autori italiani abitanti all’estero.

Il libro di grande attualità dove la protagonista della storia si ritrova in balìa della morte e fuori dalla finestra della camera d’ospedale i raggi caldi del sole d’estate accendono un nuovo giorno radioso che però lei non vedrà mai tramontare. E mentre la sua esistenza, senza alcun preavviso, decide di concludersi, nei pochi minuti che le restano, quali sono gli ultimi pensieri che occupano la mente, quali le immagini che si affacciano dal passato, quali ricordi affiorano e tra tutti i rimpianti, quali sono quelli ancora capaci di pungere il cuore prima che la coscienza si offuschi?

Queste sono le domande che la scrittrice si pone allorché, giovane medico alle urgenze, assiste alla fine inattesa di una signora dai modi gentili che, preceduta dall’urlo dell’ambulanza, giunge da sola in ospedale e da sola, tanto inaspettatamente quanto silenziosamente, se ne va.

Se siete curiosi di saperne di più, leggete l’intervista qui sotto!

Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…

Vediamo, non è facile. Potrei dire di essere ottimista, empatica e irascibile ma sono molte altre cose, ovviamente. Forse quelli che mi conoscono avrebbero messo “irascibile” come primo aggettivo, è ben possibile…

Mai senza?

Gli occhiali, un libro, una matita.

Cosa le piace leggere?

Di getto avrei detto di tutto, ma non è vero. Leggo romanzi ma solo se sono ben scritti, originali e privi di descrizioni
truculente. Mi piace la letteratura e, nei limiti del possibile leggo in lingua originale. Mi piace la poesia anche se non proprio spesso. Ultimamente sono affascinata dalle neuroscienze e leggo quasi esclusivamente saggi.

Se dovesse esprimere tre desideri?

Vorrei avere un giardino con degli alberi, vorrei vivere un anno intero in un villaggio d’alta montagna, vorrei
essere capace di scolpire e restaurare il legno.

La sua vita in un tweet?

Non twitto.

Ci parli del suo ultimo romanzo. A chi lo consiglierebbe e perché?

Non vedo una categoria di lettori più di un’altra, non sono brava a capire queste cose. Più che consigliarlo, però, direi prova un po’ a leggerlo e dimmi se ti è piaciuto. Sarei veramente felice di sapere che l’hanno trovato bello e che vi hanno scorto qualche spunto di riflessione interessante. O anche semplicemente che si sono emozionati, o che si
sono immedesimati nei personaggi e li hanno amati. Tutto qui.

Come nascono i suoi personaggi, vi è un collegamento con la realtà?

Sicuramente. Ognuno di loro è un “Mischung” di caratteri e vicissitudini di persone incontrate o anche solo incrociate che, per qualche ragione, mi hanno marcata. In ogni caso si trattava di personalità interessanti, che ho amato o, almeno, che mi piacevano molto.

Le ambientazioni che sceglie provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Le proiezioni dell’anima affondano le radici nel reale, è difficile distinguere. La stessa cosa accade per i ricordi: è andata veramente così oppure la distanza nel tempo ha modificato i fatti? Non si può dire, non si può più sapere.

Come può riassumere ai suoi lettori il suo romanzo? Qual è il messaggio che vuole trasmettere?

Non credo che all’origine vi fosse l’idea di un messaggio da far passare. Il limite delle parole è solo una storia e in definitiva,mutatis mutandis, potrebbe essere la storia di tutti. E la cronaca degli ultimi minuti di vita di una donna. Si racconta quello che può aver pensato, ricordato, rimpianto, durante gli istanti che precedono la fine. Studiamo che, in situazioni di forte stress, le persone si trovano in uno stato di coscienza modificata dove le immagini del passato emergono estremamente vivide come se fossero il presente, e al presente si mischiano; Il limite delle parole racconta proprio questo. Il romanzo è frutto di fantasia ma trae origine da un fatto che mi è accaduto realmente, quando ero giovane assistente al pronto soccorso.

È già al lavoro su un nuovo libro?

Sì, si tratta di un romanzo molto diverso da Il limite delle parole. Ci sto lavorando da un po’, la storia va costruendosi e non vedo l’ora di vedere come va a finire.

 

Silvia Casini

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