Angelo Ricci vive in Lomellina, terra a cavallo tra il Piemonte e la Lombardia. È tra i fondatori del premio letterario Tracce di territorio, nonché vice-direttore editoriale di Errant Editions per le quali cura la collana Social Media Landscape.
Ha esordito nel 2008 con il romanzo Notte di nebbia in pianura edito da Manni e ripubblicato da Antonio Tombolini Editore.
Di fatto, il libro costituisce la prima parte della cosiddetta “Trilogia della pianura”, formata anche da L’odore del riso e da Sette sono i re.
In poche parole, Angelo Ricci è uno degli autori noir più interessanti del panorama italiano e con la sua scrittura asciutta, chirurgica e le sue storie dal ritmo incalzante, vi stregherà… è garantito!
Quindi, se volete saperne di più sulla sua potente trilogia, non esitate a leggere l’intervista qui sotto!
Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…
Triste, solitario y final.
Mai senza?
Una bottiglietta d’acqua.
Cosa le piace leggere?
Con la lettura ho un rapporto allucinato, lisergico, fanatico, maledetto. Sono un lettore onnivoro. Ho letto così tanto che ormai sono i libri a leggere me.
Se dovesse esprimere tre desideri?
L’oblio di tutti i ricordi, non saper scrivere, non saper leggere.
La sua vita in un tweet?
Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico.
Ci parli del suo ultimo romanzo. A chi lo consiglierebbe e perché?
Sono tre i miei ultimi romanzi Notte di nebbia in pianura, Sette sono i re e L’odore del riso, tutti editi da Antonio Tombolini Editore nella collana Officina Marziani. Dico tre perché, pur raccontando storie diverse, sono indissolubilmente legati dal luogo della loro ambientazione. Sono la mia personalissima “Trilogia della pianura” dove, alla fine, i personaggi in carne ed ossa sono lentamente sostituiti dai luoghi, dalle strade, dalle pietre, dalle case, dagli odori, dai profumi, presenze inquietanti e immobili che stanno a segnare la provvisorietà delle vite degli umani. Non consiglio mai i miei libri, nemmeno a me stesso.
Come nascono i suoi personaggi, vi è un collegamento con la realtà?
I miei personaggi mi si presentano uno ad uno, poi iniziano a raccontare e a raccontarsi. A me rimane solo il compito di verbalizzare le loro dichiarazioni di innocenza e/o colpevolezza in relazione al destino che, il più delle volte, si è preso tragicamente gioco di loro. Non so se vi è un collegamento con la realtà, è un problema che non mi pongo mai. Io stesso non so dove finisce la realtà e dove comincia la finzione.
Le ambientazioni che sceglie provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?
Provengono dal reale come proiezioni dell’anima e, al contempo, provengono dall’anima come proiezioni del reale.
Come può riassumere ai suoi lettori il suo romanzo? Qual è il messaggio che vuole trasmettere?
Dicono, utilizzando un neologismo, che letterariamente io sia un nerista. Io non so cosa sono e soprattutto non credo alla letteratura che trasmette messaggi. I mie tre ultimi romanzi sono composti da schegge di trame, da baluginii fluorescenti che appaiono nella notte, da donne e uomini persi tra la realtà e l’irrealtà. Forse descrivono storie che iniziano fuori dai libri e vanno a terminare oltre i libri.
È già al lavoro su un nuovo libro?
Tra poco uscirà un mio nuovo romanzo sempre per la collana Officina Marziani di Antonio Tombolini Editore. Segretissima la trama, segretissimo il titolo, segretissima la copertina.
Silvia Casini
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