Nel cinema utilizzare il linguaggio del teatro tante volte vuol dire un’unica cosa; sfruttare appieno una sola location e le doti di chi reciterà in quella sinologa scenografia, un espediente che dà modo al mezzo filmico di spremere le meningi in fatto di creatività narrativa e visiva.
Un maestro su tutto questo come sappiamo è il grande Roman Polanski, che in più di un’occasione ha saputo sfruttare la natura teatrale di alcuni suoi film come La morte e la fanciulla e Carnage.
Ed è proprio guardando a quest’ultimo titolo che l’opera seconda di Stefano Cipani, regista di Mio fratello rincorre i dinosauri, prende vita, traendo spunto da un testo di Giorgio Scianna intitolato La palestra, sceneggiato qua dai fratelli D’Innocenzo, e parlando di genitori e figli sullo sfondo di un contesto scolastico.
Utilizzando un pugno di attori composto da Claudio Santamaria, Giovanna Mezzogiorno, Sergio Rubini, Raffaella Rea e Angela Finocchiaro, questo Educazione fisica inscena una lunga discussione tra due coppie di coniugi e una preside su quanto avvenuto tra le mura della palestra dove si ritrovano; infatti, in questa scuola frequentata dai figli di Franco (Santamartia) e Carmen (Rea) e di Aldo (Rubini) e Rossella (Finocchiaro), un evento alquanto inquietante è stato consumato, e ad esserne colpevoli sono proprio sangue del loro sangue, responsabili di un gesto che mai si sarebbe pensato fossero capaci di compiere.
A fronte di tutto ciò, questi genitori decidono di voler assolutamente trovare una soluzione, senza creare alcuno scandalo, ma la preside Diana Peruggia (Mezzogiorno) intende prendere invece provvedimenti, non avendo calcolato la determinatezza delle due coppie che ha di fronte, le quali si rendono protagoniste di un ulteriore incidente dagli esiti fatali.
Guardando al succitato Carnage di Polanski, l’opera seconda di Cipani innanzitutto rientra in un recente trend nostrano che tende a voler analizzare il rapporto padri/figli di oggi, parlando di gesti insani compiuti da parte dei secondi e tenuti nascosti lontano da oscure verità; lo si è visto nel tragico I nostri ragazzi di Ivano De Matteo come anche nel più leggero La prima pietra di Rolando Ravello, risaltando una tematica intrisa di attacchi al mondo mediatico e all’influenza che ne scaturisce sui più giovani.
Educazione fisica non è da meno a riguardo, aprendo le danze con un’attenta analisi di questa doppia coppia di adulti agli antipodi, una facente parte di una società più abbiente, quella composta da Santamaria e Rea, ed un’altra invece rilegata al mondo del proletariato, Rubini e Finocchiaro, che all’improvviso si trovano faccia a faccia di fronte al medesimo problema, accomunati quindi da una morale narrativa che mette sullo stesso piano questi protagonisti all’apparenza differenti.
Ed in base a ciò la narrazione si stabilizza su un dialogo fitto che tende a crescere di parola in parola, mettendo totalmente a nudo la bravura dei suoi interpreti, Santamaria e una quasi irriconoscibile Mezzogiorno su tutti, e scaturendo una drammaturgica struttura da tragedia che porta la storia verso esiti inaspettati.
Certo, quando le cose si fanno più incisive, il film di Cipani tende a perdere un po’ di ispirazione, appoggiandosi a trovate quasi ruffiane, come a voler alleggerire l’argomento in sé (e il momento che utilizza un brano di Leonard Cohen la dice lunga), ma senza comunque rendersi indecente a conti fatti, lasciando sì che lo spettatore si lasci guidare da una vicenda che vive di totale espressione teatrale e che, come tale, intende chiudere le danze pacatamente, senza regalare un colpo di scena spiazzante a fine visione ma concedendosi il lusso di dissolversi lentamente, con quella normale quotidianità che nasconde l’inaspettata vena immorale di questi atroci personaggi.
Mirko Lomuscio