Megalopolis: recensione

New Rome è la capitale del più grande impero del mondo, gli Stati Uniti d’America. Un impero che, come quello romano prima di lui, sta attraversando un periodo di grande decadenza che potrà sfociare nel crollo definitivo o in una rinascita. Al vertice di New Rome ci sono famiglie patrizie la più importante delle quali è quella che ha a capo il grande banchiere Hamilton Crassus (John Voight) il cui figlio Clodio (Shia Labeouf), gigione e folle, ha mire politiche di conquista e grandezza e odia profondamente suo cugino, Caesar Catilina (Adam Driver).

Caesar Catilina è un geniale architetto premio Nobel visionario, tormentato dalla morte della moglie di cui è stato accusato, creatore del Megalon, un materiale tecno-organico rivoluzionario che può fare qualunque cosa, dai vestiti alla riparazione del corpo umano, con il quale vorrebbe ricostruire New Rome trasformandola in un’utopia ecologica a misura di essere umani per tutti gli esseri umani. Catilina è ossessionato dal tempo e ha un potere incredibile: può fermarlo e farlo ripartire a suo piacimento.

Splendida la frase inserita nel film a proposito del tempo: “gli artisti possono manipolare il tempo, i poeti lo cantano, i musicisti lo ritmano e i pittori lo immobilizzano”.

Si oppone a lui Francis Cicero (Giancarlo Esposito), sindaco corrotto di New Rome, che ha fatto del pragmatismo la sua luce guida e crede solo nel cemento e nell’acciaio. Sua figlia Julia (Nathalie Emmanuel), donna intelligente e curiosa, un giorno vede Catilina fermare il tempo senza subirne effetti. Ne rimane affascinata e decide di avvicinarglisi e condividerne il mondo suscitando l’ira del padre. E poi c’è Wow Platinum (Aubrey Plaza), giornalista d’assalto, amante insoddisfatta di Catilina, decisa ad intraprendere una scalata sociale che cambierà gli equilibri di New Rome. Tutto questo mentre in cielo aleggia un vecchio satellite russo che rischia di precipitare sulla città.

Francis Ford Coppola aveva cominciato ad abbozzare la sceneggiatura di Megalopolis già ai tempi di Apocalypse Now (dove il bambino col mitra Lawrence Fishburne è ora Fundi Romaine, autista di Catilina e narratore del film) ma il regista ha dichiarato che i semi sono stati piantati quando da bambino ha visto La vita futura, il classico del 1930 di Korda.

Coppola ha lasciato e ripreso il progetto per decenni (tanti gli attori che si sono avvicendati nelle parti, come il compianto James Caan, grande amico del regista) fino al 2019, anno in cui , stufo dei continui rifiuti da parte di Hollywood, ha deciso di prodursi il film da solo.

120 milioni di dollari, ottenuti vendendo parte della sua azienda vinicola californiana. E così dopo il sottovalutassimo Twixt del 2011, nel 2024 arriva nelle sale la nuova opera di uno dei più grandi registi di tutti i tempi.

E c’è tanto di Coppola in questo film. C’è la forte critica alla società americana odierna (magnifico il trumpiano Clodio di Labeouf), al sistema di produzione Hollywoodiano dove il danaro facile impedisce all’artista di potersi esprimere e di diffondere la sua visione, un mondo che non osa e non sperimenta . Ė in questo è impossibile non notare il forte parallelismo tra Coppola e Catilina reso ancora più forte dalla recente perdita della moglie del regista a cui è stato dedicato il film. Ma c’è anche tanta speranza, speranza nel futuro, speranza nelle nuove generazioni. C’è un fortissimo messaggio positivo che scalda il cuore.

La premessa del film è importantissima. Appare sotto il titolo Una fiaba, a voler chiarire che è necessario avere una maggiore sospensione della credulità rispetto al solito. E come New Rome è un misto di Futuro distopico, anni 30, barocco, Art Decò e kitsch, così il film cambia spesso registro: dal dramma classico al deliro visionario.

E la messa in scena è innegabilmente sublime. Coppola ci ricorda quanto un film sia arte visiva e si scatena con infinite soluzioni meravigliose come le statue che si accasciano al suolo, la tripartizione dello schermo, la dissolvenza incrociata tra l’interno del corpo di una donna che è finita del fiume e un pavimento di marmo, la mano che esce dalle nuvole e rapisce la Luna , impreziosite dai magnifici costumi imperiali di Milena Canonero, le scenografie e la splendida fotografia di Mihai Malaimare Jr. (con cui ha già collaborato in  Un’altra giovinezza, Segreti di famiglia e Twixt).

Il tutto per due ore e venti di film che volano. Un film che è Cinema con la C maiuscola, un film che non scende a compromessi, che non vuole seguire gli schemi preconfezionati di prodotti studiati a tavolino per accontentare più persone possibile seguendo i ritmi di Tik Tok, un film che è la visione del regista, un film che è arte, un film che non è perfetto o privo di difetti, ma è personale, puro, genuino. Un film di altri tempi, che forse non vedremo più e che, proprio per questo, va visto assolutamente al cinema.

Massimo Triggiani