Oceania 2: recensione

Con la Disney, un po’ prima del prossimo Natale, si torna tra le onde dell’Oceano, tra culti hawaiani e divinità del luogo, si torna al cospetto dei protagonisti di Oceania, successo animato datato 2016 che faceva dei paesaggi acquatici una propria prassi, elevando di parecchio lo spettacolo visivo del prodotto in sé.

Fatto sta che in questo sequel, Oceania 2, ritroviamo la giovane Vaiana, cambio di nome nella traduzione italiana scelto all’originale Moana (per il rischio di non richiamare la nota star del cinema hard!), grazie a nuove imprese e avventure, tornando nuovamente a scrutare i mari del Sud Pacifico con l’intenzione di portare a compimento una nuova missione.

Difatti la giovane, grazie ai propri poteri, entra in contatto con i suoi antenati, i quali la richiamano a riprendere il comando della propria imbarcazione col solo scopo di attraversare l’Oceania, andando in cerca di terre magiche perdute e portando alla luce nuove realtà che Vaiana stessa non credeva essere reali.

Ad aiutarla un gruppo di scapestrati compagni d’avventura, come il cantastorie Moni, la creativa Loto e il coltivatore Kele, più il ritorno del semidio Maui, il quale ritrova la ragazza in questa nuova rocambolesca avventura, sostenendola grazie ai suoi immensi poteri e alla propria divertente ed ingombrante presenza.

Diretto a tre mani da David Derrick jr, Jason Hand e Dana Ledoux Miller, Oceania 2 riprende i passi là dove il capitolo precedente era rimasto, cercando di farci nuovamente coinvolgere in questa avventura esotica condita di magia, grazie ai vasti colori presenti e ad un nuovo comparto musicale onnipresente, con colonna sonora curata da Mark Mancina e Opetaia Foa’i e canzoni scritte dal duo Emily Bear e Abigail Barlow; insomma un’operazione che tenta di rigiocare le stesse carte del primo film, senza però fare i conti con la costruzione narrativa del caso.

Infatti questo sequel paga innanzitutto lo scotto di dare forma ad una trama poco compatta, che è più di un pretesto per giocare nuovamente con le onde del mare e le creature che in questo stesso luogo vi abitano, tra cui i ritrovati e “feroci” guerrieri Kakamora, piccoli esseri vestiti di noci di cocco già presenti nel primo Oceania.

Insomma non è proprio in capitolo due che vive di propria originalità questo lungometraggio, cercando di rendersi piacevole sugli stessi elementi che erano già presenti nel capostipite e che stavolta mostrano un po’ la corda in più di un’occasione; ne è la prova il fatto che i nuovi personaggi secondari qua presenti, Moni, Loto e Kele, non sono sfruttati degnamente, anzi risultano proprio inessenziali all’economia del prodotto in sé.

Rimane giusto la simpatica presenza di Maui, che esteticamente vive nelle minime fattezze del Dwayne Johnson che in originale gli dà voce, il cui contributo riesce a regalare determinati momenti piacevoli, ma per il resto Oceania 2 non è un film che ha granché di nuovo da offrire, con una storia molto vaga di cui sinceramente è difficile capirne anche il senso narrativo; insomma, un mero e proprio pretesto per ritornare in un’avventura animata tra le onde di un Oceano Pacifico, sì disegnato, ma pur sempre affascinate e magico quanto basta.

Mirko Lomuscio

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