Autore statunitense che ormai da più di cinquant’anni milita nella settima arte, sia come sceneggiatore (Taxi driver, Toro scatenato, Complesso di colpa, L’ultima tentazione di Cristo) che come regista (American gigolo, Hardcore, Il bacio della pantera), Paul Schrader è un nome che non ha alcun bisogno di presentazioni, data la sua fama di narratore graffiante e provocatorio, sempre attento ad una certa analisi di dove l’essere umano possa arrivare e di cosa sia capace se messo a confronto con determinati eventi.
Non è da meno con la sua nuova regia Oh, Canada – I tradimenti, un film che è passato al festival del Cinema di Venezia 2024 e che riunisce il buon Schrader ad un attore icona come Richard Gere, lanciato da lui stesso nei primi anni ’80 con il cult movie American Gigolo.
Tratto dal romanzo I tradimenti del recentemente scomparso Russell Banks (autore anche di Affliction), cui il film è dedicato, la storia è quella del regista di documentari Leonard Fife (Gere), ormai malato di cancro e prossimo ad abbandonare questo mondo, il quale viene convinto nel rilasciare un’ultima intervista per mano del suo ex studente di cinema Malcolm MacLeod (Michael Imperioli).
Con accanto l’amata compagna, nonché sua ex allieva, Emma Fife (Uma Thurman), Leonard si lascia quindi andare in una liberatoria e anche difficile chiacchierata dove prende vita la sua controparte più giovane (Jacob Elordi), avventurandosi tra i ricordi delle prime esperienze di lavoro e dell’agognato obiettivo di figura rivoluzionaria che si è ritagliato nella fine degli anni ’60, evitando di servire l’esercito e fuggendo direttamente in Canada.
Realtà e finzione si mischieranno in questa lunga confessione, ed il che impedirà anche a Leonard di capire bene cosa sia vero oppure no, perché ciò che rappresenta ora nel mondo dell’arte forse non rispecchia pienamente quello che in realtà è stato come uomo, padre, figlio e marito.
Preso da una certa vena malinconica che permea l’intera visione del film, il buon Schrader con Oh, Canada – I tradimenti mostra una sua parte delicata che difficilmente troviamo spesso nelle sue opere, mostrando innanzitutto un Gere emaciato e malato come protagonista emblematico, ovvero il risultato di un’esistenza votata a inseguire un sogno a suo modo irraggiungibile.
E’ un’opera a dir poco crepuscolare questa di Schrader, un racconto che vacilla tra la vita e la morte come l’esistenza stessa ondeggia tra verità e menzogna, ed il che permette quindi al nostro regista di gingillarsi in una narrazione volutamente confusa, come i ricordi di Leonard, strutturata in modo che lo spettatore possa magari affezionarsi al materiale esposto.
Si lasciano andare in questa storia che punta alla commozione ragionata un paio di volti noti come quello della Thurman e di Imperioli, più l’apporto di un Elordi versione giovanile di Gere, ciò che ne esce però fuori da Oh, Canada – I tradimenti è in fin dei conti una visione a suo modo sconnessa, che dà certo i suoi buoni frutti emotivi ma che potrebbe anche risultare stucchevole per come arrivi ad un certo epilogo.
Anche perché ormai determinate forzate tematiche odierne entrano a far parte anche nel cinema di Schrader, ma per come ce le espone in modo calibrato questo regista la visione di Oh, Canada – I tradimenti può sempre far la gioia degli amanti della buona narrazione.
Mirko Lomuscio