Companion: recensione

Il futuro, le sue innumerevoli sfaccettature, un mondo che ha aperto miriadi di ispirazioni artistiche che ci hanno regalato opere letterarie per mano di nomi come Isaac Asimov o Philip K. Dick, oppure film di affascinante preveggenza come Metropolis, Terminator e Robocop.

Un’introduzione questa ben si adegua anche per l’opera prima del regista Drew Hancock, Companion, un thriller dai connotati futuristici che amalgama nella sua contorta trama punti di ispirazione appartenenti a svariati generi cinematografici, il tutto sotto l’ala produttiva del Zach Gregger autore dell’acclamato titolo Barbarian.

La storia è quella di una giovane coppia di innamorati; lui è Josh (Jack Quaid) e causalmente incontra la sua anima gemella in un supermercato, la bella Iris (Sophie Thatcher), con la quale comincia una lunga storia sentimentale che non sembra avere alcun ostacolo.

Almeno fino a quando i due non vengono invitati da degli amici di lui in una casa sul lago, appartenente ad un russo benestante, Sergey (Rupert Friend), il tutto in occasione di un soggiorno all’insegna dell’idillio e la spensieratezza.

Per Iris sembra l’inizio di un bel sogno, ma la situazione comincia a prendere una piega alquanto strana quando quest’ultima si rende protagonista di un insano gesto, che la porterà nel bel mezzo di una situazione scottante, mostrandole una realtà ben al di sopra delle sue aspettative.

Film che vive di grande inventiva e senso della narrazione, Companion è un’opera ricca di trovate e splendide sfaccettature, che riesce a portare il nostro presente verso un’ottica futuristica non lontana da determinate realtà attuali.

Scritto da Hancock stesso, il titolo in questione è una piacevole visione che prende per la gola lo spettatore e si trasforma man mano in un prodotto più che piacevole, ricco di trovate di sceneggiatura e di risvolti psicologici che coinvolgono concrete verità emotive del giorno d’oggi, come l’amore omosessuale o l’onnipresente sentimento patriarcale, recentemente preso di mira da svariate pellicole attuali (Barbie docet).

Companion è cinema di genere che si mischia all’ottica di un prodotto qualsiasi attuale, una miscela che ben si amalgama in una trama che guarda a più punti di riferimento, sia in senso cinematografico (riferimenti a Revenge di Coralie Fargeat come anche a M3gan di Gerard Johnstone) che letterario (i succitati Asimov e Dick), senza perdere un’oncia di originalità e fascino, anche grazie a quella voglia di prendere a volte la strada del cinema d’intrattenimento con inaspettate punte splatter.

Un lungometraggio ben organizzato che ha dalla sua parte le buone interpretazioni della Tatcher e di Quaid (figlio del ben noto Dennis e di Meg Ryan) e che a prima vista può sembrare solo mero intrattenimento; invece nel profondo Companion nasconde un’ulteriore denuncia di come la mente umana possa essere avida e pericolosa in qualsiasi frangente, soprattutto se intenzionata a prendere mano sulla tecnologia moderna con finalità a dir poco malvagie.

Messaggio che è stato lanciato in ben altre occasioni da altre opere in passato e che comunque viene ben mostrato anche in questo riuscito e godibile Companion.

Mirko Lomuscio

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