Il sole a mezzanotte: recensione

Remake del film giapponese uscito nel 2006, intitolato Taiyō no uta, Il sole a mezzanotte (Midnight sun), racconta la storia di Katie (Bella Thorne), una diciassettenne che fin da bambina è stata costretta a vivere in una forzata solitudine al buio, a causa di una malattia che non le permetteva di esporsi alla luce del sole. I suoi contatti con il mondo esterno sono sempre stati limitati e difficili quando una notte, il destino le permetterà finalmente di incontrare Charlie (Patrick Schwarzenegger), quel bambino che osservava tutti i giorni dalla finestra e che, ormai adolescente, le permetterà di conoscere l’amore in un modo del tutto speciale.

Al suo secondo lungometraggio, Scott Speer dirige la coppia di giovani attori Bella Thorne, star amatissima tra i giovani, e Patrick Schwarzenegger, figlio del più famoso attore Arnold. Il risultato è un teen drama che richiama a successi come Colpa delle stelle e Noi siamo tutto, e che declina in modo banale un tema già ampiamente raccontato, non riuscendo a convincere completamente.

Una favola romantica senza lieto fine che può anche leggersi come metafora di un nuovo inizio. Un melodramma adolescenziale sobrio e abbastanza gradevole che non fa perno mai troppo sulla lacrima facile ma che, anzi, commuove proprio per l’impossibilità di un amore condannato dalla malattia. Peccato che pecchi di stereotipi e clichè e che qualche incongruenza di troppo nella sceneggiatura rendano il film un po’ superficiale e poco verosimile.

Prodotto abbastanza commerciale con un target ben definito, Il sole a mezzanotte, se guardato da un punto di vista strettamente adolescenziale, riesce, comunque a raccontare di un amore che trascina in una dimensione, paradossalmente, anche di morte ma che, comunque, vale la pena spesso vivere, anche pagando un prezzo molto alto.

 

Federica Rizzo

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