Caro papà,
Al tramonto del sole in una giornata calda di giugno, con i tuoi vent’anni addosso, hai preso un treno per il Nord.
La stazione Brignole ti abbracciò al tuo arrivo, con una valigia pesante e un indirizzo di una camera che ti avrebbe ospitato per dormire. Camminavi curioso tra i vicoli stretti di Genova, ascoltando un dialetto a te sconosciuto con una cadenza lunga come l’onda quando c’è vento di tramontana. Guardavi un mare bello ma meno blu di quello siciliano in una città dove le case sono colorate e si arrampicano sui monti. Il verde di marzapane che si posa sulla cassata siciliana lo trovasti sul pesto con le sue foglie di basilico.
Il tuo cuore curioso per la nuova vita, ma nostalgico per la mamma lontana, la zia con i cuginetti appena nati, i tuoi amici che da ragazzino l’ultimo giorno di scuola andavi con loro in bicicletta a Cefalù a fare un bagno e la salita era dura al ritorno, iniziò a battere forte quando tra telefoni impazziti che suonavano da tutti Italia, il tuo sguardo incontrò quello della “Signorina dello 04”.
Corteggiasti la mia mamma come solo gli uomini del sud sanno fare, lei rimase ammaliata dai tuoi occhi blu ma titubante a confessare l’amore per te a genitori lombardi. Ma l’amore vince su tutto.
Tu, Wanda e la mia nonna partite per un lungo viaggio sul “treno del Sole” per presentare la tua futura sposa alla tua famiglia. Mentre gli alberi di pesco sbocciavano, diventi per la prima volta papà e dopo quattro anni in un giorno di primavera arrivo io che indosso i tuoi stessi occhi e il colore dei tuoi capelli. Ogni sabato appena uscivamo da scuola salivamo tutti in macchina per andare al mare a Riva Trigoso. Tornavamo la domenica sera. Per intrattenerci durante il viaggio facevamo a gara a chi indovinava più targhe automobilistiche.
Appena le scuole finivano caricavi le valigie sul portapacchi della macchina stringendo strette le corde elastiche con i ganci, ci lasciavi a Riva con la nonna, tu e la mamma ogni giorno tornavate a Genova a lavorare. Non eri mai stanco sempre pronto in ogni momento a essere padre e continui a farlo con tutto l’amore che hai anche ora che sono grande.
Non ti fai mai vedere stanco neanche adesso, sempre con il sorriso che doni ogni giorno alla mamma tenendola per mano per rassicurarla quando la sua mente è confusa, ti emozioni quando ti dice che sei carino e ti dice che è la “Signorina dello 04”, ti prendi cura di lei in ogni momento e la inondi di amore.
Mi hai insegnato il rispetto e il valore per gli altri con la tua generosità che doni a tutti, l’empatia nel comprendere che le esigenze degli altri sono importanti come le mie, ad amare la vita guardando sempre il sole anche quando ci sono le nuvole a coprirlo, ad avere sogni e a spronarmi a realizzarli.
Ti piacciono i miei sogni un po’ strambi per una che ha più di 50 anni, ma a te non importa, anche se ogni tanto cerchi di portarmi giù, ti piace che la mia testa sia sempre tra le nuvole, perché tra le nuvole ci sono i sogni.
Foto e testo Roberta La Placa