Il viaggio oggi è sempre più all’insegna del confort.
Se vuoi dormire, puoi.
Se vuoi ascoltare la musica anche. L’importante, però, è che all’interno della cabina ci sia assoluto silenzio.
Quasi si guidano da sole, le macchine di adesso.
Ma non è sempre stato così. Una volta andare in automobile era dolore, sofferenza e conquista.
Come lo è oggi per me, rapita da una MG Midget del 1967.
Non è certo un mezzo morbido.
Più una nostalgia di un piacere perduto.
Come la fotografia di una volta.
Dato che il ritorno dell’immagine non era immediato, si buttavano rullini e si stava attenti a quello che si scattava.
Ma era bello anche quello che si perdeva.
Quello che mi porto dietro da questo viaggio in Aurelia:
-il rumore del motore, soprattutto in galleria.
-l’odore della pelle vecchia e il gusto che ha stare senza cinture di sicurezza.
-niente radio, navigatore e soprattutto display che ti dice se qualcosa non va.
Per guidare una macchina così, che se schiacci il freno sembra che non si fermi, non ci vuole bravura, ma empatia.
E se si è passeggeri tanta pazienza, dato che fuori c’è un vento e dentro un caldo bestiale.
L’emozione di un motore vivo e una cervicale pazzesca, ecco cosa mi rimane oggi di un viaggio così.
Foto e testo Francesca Lorusso