I kill giants: recensione

I kill giants è approdato quest’anno su Netflix. Ispirato all’omonimo fumetto di Joe Kelly e Ken Niimura, il film ci regala una storia vivace che fa riflettere.

Barbara Thornson è una bambina nerd, persa nel suo mondo immaginario, unica via di fuga da una situazione familiare problematica. A peggiorare le cose sono il bullismo ad opera dell’odiosa compagna di scuola e le malelingue della gente. Non si fida nemmeno della gentile psicologa, la signora Mollé, che cerca di farle affrontare il vero problema della sua vita.

Barbara si sente la protettrice della città dai famigerati giganti, creature possenti, emanazioni della natura, che vogliono rovinare la vita sua e dei suoi concittadini.

L’incontro con Sophia, la nuova arrivata, cambierà la sua prospettiva…

I kill giants riprende la stessa atmosfera ambigua de Il labirinto del fauno:  per tutto il tempo vi chiederete se le creature magiche che lo spettatore nota siano frutto della fantasia, oppure se ci sia effettivamente una forma di “realismo magico”.

I giganti sono la rappresentazione allegorica delle difficoltà della vita: la malattia di un caro, i problemi scolastici, una famiglia che non ti capisce. I giganti paiono inarrestabili, ma se riusciamo a trovare l’arma giusta, perfino la difficoltà più ardua può essere superata.

Gli attori sono riusciti ad entrare nell’animo dei personaggi, portandoli dalla carta alla realtà. L’attrice protagonista, in particolare, è riuscita ad interpretare magnificamente il carattere scontroso e solitario di Barbara.

In I kill giants il fantastico è una metafora della vita, una fiaba che insegna a crescere affrontando le avversità.

 

Debora Parisi

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