Ecco la seconda parte del racconto Mistero di Elisa Bollazzi. Buona lettura!
L’aria è pesante, mi apposto silenziosa all’angolo del vicolo dove spira una brezza lieve, l’occhio destro chiuso e il sinistro socchiuso distratto da una crepa nel muro dalla tonalità leggermente più scura, si vede appena, sollevo per intero la palpebra e noto una riga accanto e un trattino che le unisce, è una acca, l’altro occhio percepisce la sorpresa, si incuriosisce ed esce dal torpore, muovo la testa di qua e di là in cerca di altre lettere, ne vedo alcune a distanze differenziate, le raggruppo per formare una parola di senso compiuto, invano.
Perplessa mi chiedo di nuovo chi mai le abbia incise proprio lì in quell’angolo remoto della città, alla mercé di pochi, ci sarà una ragione, sì, ma quale.
D’un tratto mi cade lo sguardo su un lembo di stoffa balzellante sul marciapiede sospinto dal vento, lo raggiungo e intravedo una traccia rossa che spicca su un anonimo sfondo bianco, sarà un disegno o chissà una frase, non mi è chiaro, sto per afferrarlo ma mi sfugge via diretto verso un tombino, non sia mai, temo vada perduto insieme al suo segreto, quale segreto si domanda il pubblico assente accorso in loco, invisibile ai più, ma ben evidente ai miei occhi attenti, li vedo quegli sguardi inquisitori in cerchio attorno a me, mi perforano la pelle, mi scrutano, vogliono sapere a cosa mi sto dedicando, in quel punto esatto della via, gli occhi fuori dalle orbite, le braccia tese, le mani allungate pronte ad impossessarsi di un anonimo lembo di stoffa.
Da lì sono sicuramente fuoriuscite le decine, che dico, centinaia di lettere, di piccole e grandi dimensioni, che hanno invaso le vie della città suscitando l’interesse di occhi attenti, pochi in verità, sollevo il mio sguardo e incrocio quello di una bambina incredula quanto me, la vista raddoppia e insieme inseguiamo quel pezzetto di mistero in fuga che all’improvviso si ferma, il vento è svanito e l’asfalto lo accoglie benevolo.
Lo prendiamo con riguardo tra le mani, quattro mani, due minuscole e due smisurate, le mie, le lunghe dita affusolate e le unghie curate, la verità tra loro, leggiamo insieme le poche parole incise di rosso, ho un fremito, che sia sangue, e che altro può essere se no, per maggiore sicurezza lo farò analizzare nel più vicino laboratorio, leggiamo in coro a bassa voce, è un messaggio in codice, pare trattarsi di un segreto militare, peraltro di facile interpretazione e di cui ora siamo custodi per l’eternità, ci guardiamo complici negli occhi, l’istinto ci spinge alla fuga, temiamo d’essere colte di sorpresa, catturate dalle forze dell’ordine, ammanettate e scaraventate in carcere, che orrore, anzi a pensarci bene ne trarremmo solo vantaggi, avremmo tutto il tempo di meditare, scrivere, leggere, senza distrazione alcuna, che privilegio, segregate in una cella, il computer su un tavolo insignificante addossato alla parete, decine di libri impilati su un comodino di fortuna, una sedia sgangherata pronta ad accogliermi, non mi par vero, avremmo tutto il tempo a disposizione.
Rivolgo lo sguardo verso la bambina e mi intenerisco, lei ha ancora una vita davanti, non saprebbe gioirne, la distraggo e con una scusa qualsiasi la spingo ad andarsene, è arrivata la giostra, è arrivata la giostra, declamo a gran voce, la sento in lontananza, lei mi guarda con affetto, abbandona il suo pezzo di lembo e corre via verso la felicità, mentre io rimango lì con la prova della mia colpa in mano in attesa delle forze dell’ordine, che giustizia sia fatta, mi accuccio e le aspetto fiduciosa.
Ho un estremo bisogno di quiete.
Elisa Bollazzi
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Nota autrice:
Elisa Bollazzi nasce a Gallarate nel 1958, vive e lavora a Busto Arsizio. Diploma di maturità classica e laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne. Artista e scrittrice partecipa a numerosi concorsi artistici e letterari e dal 2015 scrive commenti emotivi di film e di libri per la webzine MaSeDomani (www.masedomani.com).
Dal 1990 si dedica con devozione a Microcollection (www.microcollection.it), la sua collezione di frammenti di opere d’arte contemporanea sottratti all’oblio e presentati al microscopio durante mostre in gallerie e musei in Italia e all’estero.