Mi svegliano le note della Suite in Si Minore, Badinerie di Bach.
Ma quando l’ho impostata come sveglia?
Volevo cambiare suoneria da un po’, ma credevo di non esserne capace.
Le acrobazie che l’esecutore fa con questo flauto sono incredibili e le pause per i respiri così brevi che mi viene voglia di danzare per via Venti come un uccellino indemoniato.
Ma mi guardo attorno ed è tutto diverso: così prezioso, anche nei dettagli.
Il mio letto non è un divano, ma un baldacchino, pieno di pizzi, fiocchi e sono avvolta in lenzuola di lino bianco.
Vedo subito una giovane donna dai capelli rossi e la pelle avorio che mi sorride dicendo:
“In fretta Signora, è molto tardi. Come al solito ho dovuto promettere vino e cioccolata ai musicisti perché pazientassero a svegliarla almeno di mezz’ora. Ma ora si deve preparare, il Conte la sta attendendo nella sala”
Una cosa è chiara, finalmente ho un’assistente personale. Il mio sogno più grande. Voi non vi rendete conto quanto sia difficile occuparsi di un guardaroba come il mio.
Tenerlo in ordine, pulito, stirato, far respirare gli abiti, provare abbinamenti, apportare modifiche, aggiustamenti, tutto in 40 metri quadrati. Ma la cosa che mi tormenta è che ci sono abiti che da sola non riesco proprio ad indossare. Non riesco a chiudere la cerniera disposta sulle spalle.
Li ho messi tutti vicini nell’armadio, questi dispettosi e sono molto belli.
Dunque un giorno tocca alla guardia giurata del palazzo, una volta alla bidella a scuola, un’altra addirittura allo sconosciuto in ascensore.
Esordisco con un sorriso, sbattendo le ciglia come Holly Golightly in Colazione da Tiffany, e dico:
“Mi perdoni, non riesco proprio ad allacciarlo da sola”.
E così il malcapitato/a di turno, o con un po’ di imbarazzo o con una risata sfacciata, si impegna e dopo una iniziale lotta con la cerniera, che dipende da quanto è esperto nella questione, risolve il mio problema.
Lo stesso con le collane e questa volta è complice, nella difficoltà di chiuderle, la lunghezza delle mie unghie. Dopo un primo tentativo davanti allo specchio, che solitamente mi porta a far cadere ogni genere di trucco e spazientirmi a livelli immensi, esco appena sul ballatoio e aspetto che passi qualcuno più abile di me.
In realtà basta che abbia le unghie più corte dei miei due centrimeti e mezzo e magari non a mandorla.
Ma non serve più. Ora ho la mia cameriera privata ed è così carina.
Apre le porte di questo enorme guardaroba: il contenuto è molto simile a quello che ricordo nella vecchia casa. Colori, tessuti, ampiezze, tagli. Sono molto fiera che nemmeno un palazzo barocco possa migliorare il mio vestiaire. Ma la cosa straordinaria è che la giovane..
Come ti chiami tu?
Marie, Signora, stamane è proprio addormentata.
La giovane Marie propone abbinamenti guardandomi con la freschezza dei suoi vent’anni.
Dalla finestra mi si apre, invece della solita visione sul cavedio, un enorme giardino con in lontananza il mare.
Il sole è alto, ma decisamente invernale.
E senti Marie, come si veste solitamente il Conte? Adora in particolare qualche mio abito?
Certamente il velluto, Signora. Quando siete entrambi in velluto siete i più bei reali di tutta Francia.
Dunque al suono de La boiteuse di J. Ph. Rameau, vengo assistita ad indossare un meraviglioso abito verde smeraldo con stivaletti neri annodati fino al polpaccio.
E mentre Marie riordina con cura tutte le mise scartate, scendo le scale della gradinata del palazzo Venti, che si chiama così per le venti stanze da cui è composto.
Nella sala, un uomo in un abito di velluto marrone è di spalle e mentre si sta voltando verso di me, irrompe un cimbalo.
Questa volta non un’orchestra barocca che suona dal vivo, ma la diffusissima sveglia dell’IPhone.
Sono le 7 e 20 e tra poco parlerò della musica barocca alle seconde, ho preparato la lezione fino a tardi ieri notte.
Stamane però, nella spiegazione, rientrerà misteriosamente anche un conte vestito di velluto.
Testo di Francesca Lorusso