Buongiorno, intrepidi lettori, benvenuti in questa nuova intervista. Oggi tratteremo di un’autrice di fantascienza, scrittrice presso la Plesio Editore (di cui abbiamo intervistato la direttrice). Esploriamo insieme i misteri del selvaggio pianeta di Ridian e della tensione geopolitica tra i ridiani e gli “alieni” umani.
Ciao Marta, parlaci un po’ di te e del tuo rapporto con la fantascienza.
Ciao a tutti e grazie per l’ospitalità! Sono una studentessa dell’Università di Fisica di Torino, ho una formazione scientifica fin dal liceo ma non ho mai rinunciato al mio amore per le storie. Ho amato fin da subito il fantasy e le ambientazioni medievaleggianti, mentre ho conosciuto la distopia e la fantascienza solo nei primi anni del liceo. All’inizio l’impatto è stato un po’ traumatico, a causa di libri sbagliati scelti da professori non esperti in campo fantastico… appena ho compreso quante possibilità offra la fantascienza, quale varietà di ambientazioni e tematiche, è stato amore. Prediligo gli scenari apocalittici e gli spazi aperti dell’Universo.
Com’è stata la tua esperienza di scrittrice?
Entusiasmante e istruttiva, senza dubbio. Prima di buttarmi nel mondo editoriale, l’ho studiato a lungo da semplice e curiosa lettrice, fin dal 2012; ho conosciuto moltissimi colleghi, dai self-publishers agli autori “tradizionali”, e ciascuno di loro mi ha dato molto, tanto nel bene quanto nel male. Nel 2016, quando ero finalmente pronta a lanciarmi anch’io in questa avventura, potevo vantare un discreto equipaggiamento: avevo scelto con cura l’opzione di pubblicazione con una casa editrice e sapevo a grandi linee quali aspetti sarebbero stati determinanti nella scelta dei nomi a cui propormi. Per quanto uno sia informato, però, non si finisce mai di imparare; ho toccato con mano rifiuti, silenzi desolanti e proposte di pubblicazione a pagamento. La lezione più grande però si apprende solo dopo l’uscita di un romanzo, che non è mai il punto di arrivo: il responso del pubblico, gli amici virtuali che ti cercano nelle fiere, il confronto continuo di idee nei gruppi e dal vivo… ho imparato che la scrittura è soprattutto questo, il confronto, che fa crescere come persone in primis e anche come autori.
Come pensi sia stata l’edizione 2018 del Salone del libro?
Bellissima come sempre, pur con i suoi difetti. Da una parte non si è riusciti a dare una risposta decisa ai grandi marchi che avrebbero voluto sabotare l’edizione 2017, relegando alcuni piccoli editori nel famigerato padiglione 4 (quello delle salsicce) anziché le major, dall’altra però si è gridata forte e chiara l’autorevolezza del Salone Internazionale del Libro di Torino, raggiungendo la capienza massima di visitatori per ben due giorni di fila. Trovo abbastanza triste ogni competizione in ambito editoriale ma, visto che Torino si ritrova spesso al centro delle bufere scatenate da altri, sono orgogliosa della risposta del pubblico e della città tutta.
Parlaci un po’ di Ridian e del rapporto tra umani e alieni.
Immaginate di svegliarvi circondati dai ghiacci o dalla polvere del deserto, e scoprire che sulla Terra non esistono più gli ecosistemi a voi familiari; immaginate poi di essere fortunati e di poter vivere in un’oasi artificiale, in cui la vostra vita ha un impatto calcolato, mentre la maggior parte della popolazione è lasciata al di fuori in balia di se stessa e dei capricci climatici. Ecco, in queste condizioni Ridian rappresenta la vostra unica speranza: un pianeta prossimo al centro della Galassia, fertile e ancora pieno di risorse. Questo, tuttavia, vale se siete nel XXII secolo. Se invece appartenete al XXV secolo come le voci narranti del romanzo, sappiate che la Terra è prossima al collasso e Ridian è ridotto a un cumulo di macerie contaminate, perché i vostri simili non erano preparati a un incontro con i legittimi abitanti e hanno cercato di conquistare Ridian con la forza. Potete ben capire come i rapporti fra alieni e umani siano a dir poco tesi. Nell’ultima colonia terrestre rimasta, Red City, l’esistenza della guerra è tenuta nascosta agli studenti come Nerissa, nati e cresciuti su Ridian per non gravare sulla Terra e destinati a ritornarvi per pareggiare il bilancio della popolazione. Fra i guerrieri “alieni” superstiti, invece, la morte e l’odio sono la realtà quotidiana che, nel romanzo, culminerà nel tentativo di distruggere per sempre l’ultima roccaforte umana.
Ci saranno altri romanzi legati a I superstiti di Ridian?
In linea di massima no. Non mi sbilancio troppo perché I superstiti di Ridian era nato per essere un racconto e non un romanzo, e in programma ho appunto due racconti collegati: uno sarà ambientato un secolo dopo le vicende presentate nel libro e sono abbastanza sicura della sua brevità; l’altro invece sarà uno spin-off incentrato sugli anni trascorsi sulla Terra dalla professoressa Handel, vero personaggio cardine del romanzo, e su questo non posso davvero avanzare ipotesi. Si tratta comunque di progetti per cui non ho ancora deciso un periodo di realizzazione.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per il prossimo anno è previsto un romanzo mainstream, sempre autoconclusivo, che si discosta un po’ dalla mia comfort zone: in questa storia vi farò indossare i panni di una dodicenne, Eva, che combatte ogni giorno contro il bullismo, l’incomprensione da parte degli adulti e le difficoltà all’interno di una famiglia che non sa come gestire i malesseri di un’adolescente. Filtrare la realtà attraverso gli occhi di Eva mi è costata davvero tanta sofferenza e non vedo l’ora di poterla finalmente lasciare libera; anche questa storia nasce da un racconto, scritto ormai dieci anni fa.
Narraci, se vuoi, della tua esperienza con la Plesio editore.
Volentieri! Conoscevo questa realtà fin dal 2014, quando mi ero interessata alla loro prima trilogia, Le valli di Dreinor di Sonia Barelli; avevo iniziato a sentire l’autrice fino a incontrarla di persona al Salone di Torino (sì, tutte la strade conducono al mio amato Salone) nel 2015, diventando una lettrice affezionata. Nel 2016 mi ero fatta coraggio e avevo approfittato dell’apertura delle selezioni. Non mi sono mai pentita di questa scelta, nemmeno durante le fasi più critiche dell’editing; sapevo già che mi sarebbe toccato un duro lavoro e ho avuto la fortuna di collaborare con un editor tanto severo quanto disponibile al dialogo, una combinazione che mi ha permesso di acquisire strumenti nuovi e crescere come persona. Dopo questa fase, già di per sé difficile da affrontare senza il giusto supporto, sono stata seguita durante e dopo la pubblicazione. Plesio è una famiglia in cui puoi porre domande a tutte le ore, contare sul supporto dei professionisti che vi lavorano e degli autori “storici”, senza aver timore di sbagliare. Plesio infatti pubblica volentieri gli esordienti sconosciuti (come la sottoscritta che vi ha ammorbato con tutte queste parole) e credo sia una rarità nel panorama italiano.
Debora Parisi
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