Briggs Land: recensione

Scritta a partire dal 2018, la serie a fumetti Briggs Land prende il nome delle fittizie quasi cento miglia quadrate che ricoprono il territorio del movimento antigovernativo fondato da Jim Briggs, redneck convinto e votato alla supremazia della razza bianca e al rovesciamento del governo centrale. Dopo aver tentato di uccidere il presidente stesso, Jim è stato condannato all’ergastolo alla prigione di Graymarch, laddove sta segretamente pianificando di vendere tutta la sua attività pur di venire rilasciato.


Sua moglie Grace, tuttavia, è decisa a rimediare agli errori commessi da suo marito: continuerà a credere alle motivazioni della sua comunità, difendendola con le unghie e con i denti, aiutata dai suoi figli, ma al contempo cercherà di rimediare agli atti estremisti del marito nel suo stesso territorio. Jim, da Graymarch, farà di tutto per rovinare le ambizioni di Grace, arrivando anche ad assoldare assassini per toglierla di mezzo.
Nel frattempo, due agenti federali, il riservato Zigler e la pragmatica Nolan, osservano da lontano le vicende, per assicurarsi che qualunque cosa facciano non sbilanci le attività governative.


Una storia ambientata in un’America fin troppo odierna e realistica, dove ideologie antisemite e razziste restano vive non solo in una comunità chiusa e maschilista, ma anche nelle grandi città e nella politica. Cosa potrebbe accadere di peggio dopo le elezioni di Trump ad una nazione dove esiste il Ku Klux Klan e dove estremisti repubblicani la fanno ancora da padrone?

Personaggio più interessante di tutti è naturalmente Grace. Briggs da quando aveva 17 anni, indottrinata dal marito per 34 anni di matrimonio, è una donna con molte sfaccettature e distinzioni psicologiche: certo, vuole aiutare le persone di Briggs Land che sono state seviziate dal marito, cercando di mostrare che una donna può fare il lavoro di un uomo, se non meglio, ma intende anche saldare il suo potere e mostrarlo al resto degli Stati Uniti, con minacce, ricatti ed estorsioni. Stessa cosa vale per i suoi figli, il gentile Isaac, il selvaggio Noah e il freddo Caleb, probabilmente le tre personalità di Grace.


Brian Wood (DMZ, Demo) racconta questa vicenda attraverso diversi punti di vista: quello di Jim dalla prigione, quello di Grace dalla sua nuova torre di mattoni, e quello degli agenti Zigler e Nolan dalle loro postazioni di osservazione. Attraverso ciò, il lettore non è spinto a prendere una parte o a dare sentenze, perché, come detto prima, ogni personaggio è grigio, ha i suoi pregi e i suoi difetti. Ognuno ha semplicemente un ruolo da svolgere e chi legge si può immedesimare in quello che più lo rappresenta.

I disegni di Mack Chater (Smoke/Ashes) sono incredibilmente realistici e ben dettagliati, quasi fossero una fotografia o una scena animata con rotoscopio. La cura maniacale dei dettagli di un volto o di un oggetto durante una discussione o in una sequenza muta esprimono i sentimenti dei personaggi o il pericolo imminente.


Se c’è un difetto in Briggs Land, lo si può trovare nella sua brevità. È un peccato, quasi uno spreco, che una storia così bella e affilata come la lama di un coltello sia segregata in soli due volumi, come segregata è la terra di Jim.

Nonostante ciò, la AMC (Breaking Bad, The Terror, The Walking Dead) ha già affermato che produrrà la serie TV. Si spera che allungherà la storia con aneddoti interessanti, e che non rovini un’altra opera fumettistica come ha fatto con The Walking Dead.

Briggs Land è una storia americana nell’essenza stessa della parola. Una storia di omicidi, cospirazioni, razzismo, estremismo, ma anche sogni di speranza e libertà, in una terra odierna dove il sogno americano sembra essere ormai morto e sepolto, o fatto oggetto di mero tornaconto personale.

 

Andrea De Venuto

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