A mia mamma non piaceva quando indossavo abiti neri. Le ricordava l’infanzia da “piccola italiana”, le corse a ogni allarme da casa al rifugio, tenendo stretta la mano di mamma e papà, che quando terminava, non sapeva se aveva una casa dove tornare. Visse poi per tre anni nella campagna pavese nella casa di parenti insieme ad altre due cugine, i genitori andavano a trovarla solo saltuariamente. Era pericoloso spostarsi. Mia mamma la chiamavamo la sfollata, giocava insieme al partigiano che ogni volta che bussavano alla porta saliva in soffitta.
A mia mamma non piacevano i fuochi d’artificio, le ricordavano la voce della guerra.
Roberta La Placa