Tenevi la matassa
avvolta al vivo arcolaio
delle tue braccia tese
e a tempo piegavi alterni
i pollici scarni delle mani
ruscellate da azzurre vene.
Io gomitolavo il filo, lieve e morbido
come i pensieri fanciulli.
E all’improvviso il groviglio:
cadeva allora il gomitolo
e pareva smarrito il filo
di lana nell’attorto viluppo.
Ma più non aveva pazienza
la sera per trovare il bandolo.
Domani, l’intrico lo scioglieremo
domani a mente fresca – dicevi-
E il capo della matassa attorta
della vita lo si ritrovava sempre
-nonna- e tutto tornava a filare liscio.
Testo Danila Olivieri (inedito)