A quiet place – Giorno 1: recensione

Continuano le vicissitudini apocalittiche della serie nata nel 2018 da A quiet place – Un posto tranquillo, thriller fantascientifico diretto ed interpretato da John Krasinski, che ritagliandosi un proprio culto ha generato un discutibile sequel nel 2020 ed ora uno spin off che possa descrivere i primi attimi di questa sanguinaria invasione aliena, atta ad uccidere chiunque faccia sentire la propria presenza.

Scritto e prodotto da Krasinski stesso e per la regia del Michael Sarnoski di Pig, piccolo film che vedeva Nicolas Cage nei panni di un cuoco in cerca del suo maiale rapito, il qui presente A quiet place – Giorno 1 prende avvio nel corso della prima giornata di invasione, dal momento in cui dal cielo cadono nelle città del mondo strani esseri di un altro pianeta, incapaci di vedere ma con un grande senso acustico che li aiuta ad individuare le loro vittime, ovvero gli esseri umani.

Tutti in fuga verso la salvezza, tra i vari sopravvissuti c’è la giovane Samira (Lupita Nyong’o), una ragazza malata di cancro, in visita nella grande città assieme ad un gruppo di ricoverati della clinica di recupero dove si trova, tutti accompagnati dal giovane assistente Reuben (Alex Wolff).

Rimasta sola con il suo gatto, Samira assieme ad un altro sopravvissuto, uno sconosciuto di nome Eric (Joseph Quinn), cerca di giungere all’unica via di fuga, ovvero il porto della città, ma per farlo dovranno generare meno rumore possibile, perché la salvezza sta tutta nel rimanere in assoluto silenzio, altrimenti potrebbero essere scoperti e morire.

Sarà che da un film che si presenta come prequel di un prodotto come A quiet place – Un posto tranquillo ci si sarebbe aspettato qualcosa di più specifico, come una descrizione attenta dell’invasione apocalittica oppure l’utilizzo di personaggi fondamentali per questo tipo di finalità, ed invece il titolo di Sarnoski sa molto di occasione persa, gettando un po’ alle ortiche determinati elementi rovinati da scelte registiche fin troppo approssimative.

Non che tutto sia sbagliato, la gestione di una determinata tensione c’è sempre e il fatto che la protagonista della Nyong’o sia un personaggio che della speranza ne faccia un parziale affidamento, data la sua situazione salutare, ha anche un suo perché, ciò che non convince però è l’approssimazione di determinati elementi che smorzano la credibilità del tutto, in primis questa presenza costante di un gatto che mai miagola o fa rumori, seppur lo stesso sia presente come elemento metaforico e basta.

Su questo Sarnoski si dimostra essere un regista poco attento alle vere esigenze di un prodotto d’intrattenimento come questo A quiet place – Giorno 1, contando anche che nella sceneggiatura, stesa dal regista stesso, ci sono fin troppi elementi ambiziosi, sia fini a se stessi (la voglia di Samira nel rincorrere i propri ricordi) che poco sviluppati (il personaggio dell’ Eric interpretato da Quinn dice poco o niente alla costruzione della trama), salvo però dimostrare qualche idea registica nella voglia di citare determinati capisaldi della fantascienza horror (una bella parentesi nella metropolitana allagata che ricorda per un momento Aliens – Scontro finale).

Un prodotto come A quiet place – Giorno 1 va certamente preso per quello che è, sia come titolo di collegamento con gli altri film della serie (troviamo, gratuitamente, anche il Djimon Hounsou della parte due) che come opera a se stante, però una maggior cura registica ne avrebbe beneficiato e magari creato anche interesse per eventuali e determinati capitoli a venire.

Mirko Lomuscio