Dopo il successo di pubblico e critica del primo capitolo, era sensato che si pensasse a creare un sequel, sempre dallo stesso regista, di uno dei film più promettenti della MCU.
Si tratta di Ant-Man and the Wasp, film del 2018 diretto da Peyton Reed.
Ora che ha la prova che si può entrare nel Regno Quantico, Hank Pym decide di sperimentare la tecnologia delle particelle di sua invenzione per poter ritrovare sua moglie Janet. Nel frattempo Scott, seppur agli arresti domiciliari dopo i fatti accaduti in Civil War, viene fatto “evadere” da Hope, la nuova Wasp, che lo convince ad aiutarli nella loro impresa. Tuttavia, un nuovo supercattivo chiamato Ghost è in città e sembra ricercare la stessa tecnologia che vogliono loro. Toccherà perciò ad Ant-Man fermare questo misterioso criminale, cercando di sfuggire al contempo alle restrizioni imposte dal governo.
Si sente parecchio la mancanza di Edgar Wright, co-sceneggiatore del primo film, nonché regista della Trilogia del Cornetto, perché manca quella vena comica scaltra e non artificiosa che lo caratterizzava, oltre al palese rifacimento della trama ad altri film del MCU. Tuttavia, per quanto manchi di gran parte di ciò che rendeva accattivante il suo predecessore, Ant-Man and the Wasp rimane un film divertente e altamente godibile da parte di chiunque. Non uno dei migliori della Marvel, ma d’alto intrattenimento.
Uno dei personaggi introdotti in questa nuova pellicola è Bill Foster, il primo Goliath, interpretato da Laurence Fishburne (Othello, Matrix, CGI: Scena del Crimine) che riesce a mostrare la serietà e la dedizione di uno scienziato che, nonostante sembri voler aiutare Hank, ha ancora molto da nascondere.
Elogio speciale va a Ghost, uno di quei rari personaggi resi meglio sullo schermo, a dispetto del fumetto: da macchietta senza neanche un nome che ruba la tecnologia Stark per il semplice gusto di farlo, è passato ad una donna distrutta, costretta a rubare per un motivo comprensibile, seppur i mezzi adoperati per farlo restino discutibili. Oltre a ciò, l’effetto “fantasma” è stato reso in maniera egregia: il poter muoversi e combattere oltrepassando dimensioni (e corpi) è stato sfruttato intelligentemente.
A ciò collegato, il film è abbellito dalle trovate scaltre degli autori nell’utilizzare l’effetto rimpicciolimento e ingigantimento su persone e oggetti vari, la qual cosa è incrementata nel climax finale, forse uno dei più coinvolgendi in un film Marvel.
Non si sprecano neanche i rapporti tra i personaggi, naturalmente: non solo tra Scott e sua figlia, o Hank e Hope, o tra lei e Scott, ma anche tra Hank, Hope e la loro stessa madre: lei non c’è, ma è come se la lontananza che li separa facesse in modo di renderla partecipe.
La pecca principale del film è, come al solito, l’eccessivo umorismo adoperato in scene in cui l’umorismo non serve, soprattutto con Jimmy Woo presente. Un vero peccato, perché si ridicolizza un personaggio molto profondo e apprezzato da diversi fan della Marvel.
Ciò nonostante, Ant-Man and the Wasp è un film altamente soddisfacente e godibile, forse anche all’altezza del primo. L’eccessivo umorismo non lo rende superiore ad esso, ma è comunque molto interessante. Probabilmente creato per dare un attimo di pausa al pubblico dopo Infinity War.
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Andrea De Venuto
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