Captain America: Brave New World – recensione

Redenzione, fare i conti con il passato, essere all’altezza, abbracciare il presente, accettare il proprio ruolo e le proprie responsabilità. Queste sono alcune delle tematiche presenti in Captain America: Brave New World, quarto film stand alone su Captain America e primo con Sam Wilson (Anthony Mackie) come protagonista.

Il burbero generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross (interpretato da Harrison Ford che sostituisce il compianto William Hurt), feroce cacciatore di Hulk e che tanti problemi ha creato agli Avengers e a Cap, è diventato presidente degli Stati Uniti. Ross è un uomo nuovo, ha tagliato i baffi e intende fortificare l’America attraverso la cooperazione al punto da ricucire con Sam, invitarlo a collaborare e a costituire un nuova squadra di Avengers.

È un periodo delicato per l’amministrazione americana. La città celestiale (direttamente da Eternals, finalmente! ) è il fulcro della contesa tra diversi stati per lo sfruttamento delle risorse in essa contenute prima tra tutte un nuovo metallo più potente del Vibranio: l’Adamantio (sì, proprio quello di cui è ricoperto lo scheletro di Wolverine!). Un accordo è indispensabile, ma una minaccia misteriosa complotta per scatenare un conflitto tra tutte le potenze coinvolte.

Diciamlo subito: Captain America: Brave New World è davvero un buon film, il migliore dell’ultima fase dell’MCU. Il film vira sui toni più realistici da thriller/spy story, da sempre caratteristica dei film su  Cap, ma non rinuncia a un umorismo contenuto, mai eccessivo e quindi più efficace. Captain America: Brave New World ha subito una lavorazione molto travagliata con una sceneggiatura riscritta più volte diverse scene rigirate. Nonostante questo però e tralasciando una parte centrale un po’ più debole dove si avvertono questi rimaneggiamenti, la scrittura è piuttosto solida, soprattutto per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi.

Sam Wilson ha un ottimo sviluppo, passando dal peso dell’eredità di Steve Rogers all’accettazione e consapevolezza del suo ruolo nonostante i limiti, non avendo assunto il siero del super-soldato, dell’essere un semplice essere umano (però con una notevole attrezzatura wakandiana e lo scudo di vibranio). Efficacissimo il rapporto con la sua spalla Joaquin Torres (interpretato da Danny Ramirez), futuro Falcon, anche lui caratterizzato molto bene.

Ma la vera star di questo film è indubbiamente Harrison Ford. Il generale Ross ha un ottimo arco narrativo con un Ford in stato di grazia che regala al personaggio un’infinità di sfumature. In un intervista Ford ha detto che si è divertito molto e si vede. Non perché abbia gigioneggiato come Denzel Washington nel Gladiatore 2 dove in ogni inquadratura ci sottolineava quanto fosse stato pagato per il ruolo… no, Ford ha dato l’anima a questo personaggio. È interessante anche che questo film sia un vero e proprio seguito dell’Incredibile Hulk del 2008 di cui riprende diversi personaggi.

Dal punto di vista tecnico, nulla da eccepire. La regia di Julius Onah, pur non brillando per originalità, è solida e funzionale. Le coreografie dei combattimenti sono spettacolari e la CGI è ottima, soprattutto per quanto concerne la realizzazione di Red Hulk, davvero pazzesco.

Captain America Brave: New World è una ventata di aria fresca per l’MCU e ci regala ottime speranze per i progetti futuri. Assolutamente da vedere al cinema.

Massimo Triggiani

 

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