Erano passi sospesi nel prisma
dell’ebbrezza e del canto,
tortuosi sentieri tagliati
su falesie lastricate dal mare
e stenti lentischi franati
sui sassi di sperse calanche-
cordate di case ai greppi aggrappate
come la tua agave e sgranati
rosari di paesi arrampicati
in un arcobaleno di colori.
Era dirupata vertigine
di ondivaghe terrazze
di vigne rubate alle rupi
e precipiti ad abbracciare
il palpitare di scaglie di mare.
Erano poggi esigui
contorti d’ulivi, orti ebbri d’aromi
di limoni e barche in piazzole
arrese a tregue di respiri-
bianchi silenzi di santuari
a sentinella di colline
e di chiese ancorate al mare,
spazi d’anima e luce
dai clivi vendemmiati
del Mesco e aperti all’infinito.
Poi -a Manarola- il presepe trafitto
di fede e scintille di sole
sul ferro della croce…
E dove in velato viola tepore
consumava il crepuscolo,
carezza era la sera.
Testo di Danila Olivieri