Come far litigare mamma e papà: recensione

Il cinema italiano non è soltanto ironia graffiante rivolto al mondo degli adulti, ma altre volte è stato anche un qualcosa che riuscisse a far parlare i bambini direttamente, realizzando pellicole che potessero guardare dal loro punto di vista, ed in primis viene in mente I bambini ci guardano di Vittorio De Sica, il tutto per scaturire delle storie d’intrattenimento dal sapore sì infantile, ma non esenti di forti contenuti validi anche per i più grandi, soprattutto se genitori.

 

Ed ora è il prolifico regista Gianluca Ansanelli a parlarcene, qua alla sua quinta pellicola, portando sui grandi schermi il film Come far litigare mamma e papà, un titolo testuale che per come si presenta non lascia nulla all’immaginazione, ispirato inoltre alla pellicola del 2016 La mia famiglia a soqquadro di Max Croci, del quale può benissimo essere considerato una sorta di remake.

 

La storia è quella del piccolo Gabriele (Andrea Condè), un bambino che conduce una vita felice con i suoi due genitori, la donna manager Miriam (Carolina Crescentini) e il venditore di infissi Stefano (Giampaolo Morelli), i quali non fanno mancare nulla al loro amato figlio, regalandogli continui giorni privi di litigi e ricchi di allegria.

Una routine che il bambino però non proprio sopporta più di tanto, dato che lui vorrebbe essere nella stessa situazione dei suoi compagni di classe con i genitori separati; agli occhi di Gabriele la loro esistenza è più bella della sua, stando a quanti regali ricevono e alle attenzioni che i vari compagni di scuola gli danno, un tipo esistenza che Gabriele invidia e che intende raggiungere a tutti i costi.

E l’unico modo per farlo è riuscire a far separare i suoi genitori, creando un piano perfetto che possa metterli l’uno contro l’altra.

Solo che non sempre le cose vanno nel verso giusto, prendendo alla sprovvista Gabriele stesso più sua madre e suo padre.

Soggetto esile che sulla base presenta anche una piccola analisi della famiglia moderna nella società odierna, Come far litigare mamma e papà è un lungometraggio che si presenta per quello che è: un prodotto ricco di ironia facile e colori vivaci, indirizzata al pubblico dei più piccoli ma con la solida convinzione di appoggiarsi anche ad un’ironia abbastanza adulta.

L’intenzione di Ansanelli è quella di rapportare il puro sguardo infantile alle vicissitudini di un’esistenza appartenente al mondo dei più grandi, non creando un film che risulti essere una sorta di trattato sociale, ma finalizzato a divenire una specie di favoletta moderna pregna di buoni sentimenti.

Certo le situazioni divertenti non mancano, come l’incontro tra una escort e i genitori Miriam e Stefano, salvo però essere penalizzate da una resa generale che non sempre alzano la media del lungometraggio, aggiungendo anche la presenza di determinati personaggi poco approfonditi rispetto all’economia della storia (la madre divorziata interpretata da Elisabetta Canalis) oppure totalmente gratuiti nel contesto generale (la sorella di Miriam ricoperta dalla youtuber Valentina Barbieri); si annovera giusto l’affiatamento tra una coinvolta Crescentini e un Morelli adeguato, più la partecipazione di un Nino Frassica divertente come sempre e un Luca Vecchi versione padre divorziato voglioso di patetico divertimento festaiolo.

 

Al piccolo Condè inoltre spetta l’arduo compito di portare avanti la narrazione di questo piccolo film, con annessi e connessi del pensiero bambinesco che la storia espone; ed il che mette a nudo pregi e difetti di un’opera delicata quale è Come far litigare mamma e papà, fatta di “giocattolose” scenografie e recitazione da teatrino per i più piccoli, attori adulti compresi.

Mirko Lomuscio