Come un gatto in tangenziale: recensione

Torna la coppia comica composta da Paola Cortellesi e Antonio Albanese, di nuovo insieme dopo il recente successo della commedia/remake Mamma o papà? diretta da Riccardo Milani (compagno di vita dell’attrice romana); ora tutti e tre decidono di rimettersi in gioco con una nuova trama fatta di scontri sociali, tra alta borghesia e gente di periferia, nel mezzo di una vicenda che, con il sorriso tra le labbra, definisca perfettamente le differenze che corrono tra entrambi i lati.

Titolo scelto per l’occorrenza è Come un gatto in tangenziale e la storia è quella del politicante Giovanni (Albanese), un uomo della upper-class impegnato nell’integrazione a livello lavorativo, il quale opera per conto di alti vertici che si occupano di tutto ciò in parlamento.

Un giorno succede che sua figlia tredicenne, Agnese (Alice Maselli), si innamora dell’amico e coetaneo Alessio (Simone De Bianchi), un ragazzino della periferia romana chiamata Bastogi, zona totalmente sconosciuta al perbenista Giovanni.

Quest’ultimo, date le conseguenze, finisce per fare la conoscenza della madre del ragazzo, la verace Monica (Cortellesi), una donna che lavora ad una mensa di una clinica e il cui carattere irruento poco ha da spartire con quello del politicante borghese.

Inutile dire che le due mentalità avranno di che scontrarsi e che, tra uno scambio di vedute sociali e l’altro, la cosa porterà anche una ventata di novità per entrambi.

Il trio Cortellesi/Albanese/Milani ha ben deciso di riunirsi per poter dedicare la loro attenzione in un’ulteriore trama che scaturisca da un risaputo scontro sociale, un po’ come già fece il regista stesso assieme alla sua musa/protagonista nella pellicola Scusate se esisto! (là il punto di osservazione si fermava sul quartiere di Corviale); Come un gatto in tangenziale in quanto tale analisi, un po’ satirica, un po’ parodistica, centra quindi bene il bersaglio, caratterizzando una serie di momenti divertenti ed esilaranti, che mettono alla berlina determinate particolarità in entrambi le situazioni sociali, sia quella alto borghese (i film d’autore, i salottini chic, le spiagge deserte e i cibi sani) che quella periferica (film spettacolari, appartamenti ultra-arredati e colorati, spagge affollate e cibi ultracalorici rimediati).

E Milani, conscio di ciò, alza il tiro affastellando in questa piacevole commedia quante più cose possono essere sfruttate per l’occasione, come la presenza delle due cleptomani sorelle gemelle di Monica, chiamate Sue Ellen e Pamela (come le protagoniste di Dallas), tra le cose migliori del film, o la partecipazione di una Sonia Bergamasco in versione radical chic, funzionale agli equivoci del caso.

Certo, a Come un gatto in tangenziale si potrebbe rimproverare il poco utilizzo di un Claudio Amendola nei panni del marito carcerato di Monica, con tanto di capello mezzocollo biondo, oppure la voglia di concludere assolutamente con un finale abbastanza sbrigativo; ma in tutta sincerità, tra momenti comici e scontri sociali, avete ben servita la vostra commedia italiana delle feste, ulteriore conferma delle buone qualità mostrate dalla collaborazione Milani/Cortellesi/Albanese, anche se Mamma o papà? non è stato un prodotto memorabile.

 

Mirko Lomuscio

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