Fabio Strinati è un poeta, uno scrittore, un pianista e un compositore marchigiano.
La sua ultima opera, Dal proprio nido alla vita, è un poemetto ispirato al romanzo Miracolo a Piombino di Gordiano Lupi, un apologo sull’adolescenza, un libro di formazione condotto sul doppio binario della crescita di un ragazzo e della scoperta del mondo da parte di un gabbiano.
Molti i rimandi alla poesia di Baudelaire, ai temi cari del Decadentismo, alla vocazione pasoliniana alla solitudine e Strinati li assimila tutti in una mesta lirica mozzafiato che conquista, avvince e induce il lettore a trovare il coraggio di vivere insito nel suo cuore.
E se vi abbiamo incuriosito e avete voglia di lasciarvi trasportare dalle emozioni, leggete l’intervista qui sotto. Non ve ne pentirete! 😉
Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…
Mi chiamo Fabio Strinati e sono un artigiano della poesia e della musica. Mi piace avere un rapporto molto confidenziale sia con la penna, sia con il pianoforte e questo rapporto così frugale che ho con i miei utensili mi permette di essere una persona spontanea e del tutto naturale. Tre aggettivi che mi descrivono a pieno sono: folle, fragile, curioso.
Mai senza?
Mai senza la vita.
Cosa le piace leggere?
Mi piace leggere un po’ di tutto. Ad esempio adoro moltissimo i fumetti; soprattutto Dylan Dog. Ho tutta l’intera collana! Penso che Tiziano Sclavi sia un genio assoluto. Mi piacciono tantissimo i racconti: Svevo, Calvino. Poi la poesia: Montale, Cardarelli, De Signoribus. Ma leggo anche le scritte sui muri. Ricordo un giorno ma non ricordo dove (forse Roma?) che una scritta su un muro m’ispirò una poesia che poi, sbadatamente riposi in qualche angolo della mia casa. Ancora deve saltar fuori. Mah!
Se dovesse esprimere tre desideri?
Il mio più grande desiderio è avere desideri. Poi come secondo desiderio, sicuramente vivere il giusto ma vivere bene. Il terzo, essere sempre ricordato come una brava persona.
La sua vita in un tweet?
La mia vita è uno scorrere del tempo che attraversa il presente in un momento, lasciando un pezzettino della mia anima su questa terra folle e delirante.
Ci parli del suo ultimo romanzo. A chi lo consiglierebbe e perché?
Il mio ultimo poemetto Dal proprio nido alla vita (semi-prosa poetica) è un libro ispirato a un romanzo Miracolo a Piombino dello scrittore Gordiano Lupi. Un libro che parla dell’adolescenza, della fanciullezza, della giovinezza. Credo che ogni fase della vita, vada vissuta in maniera del tutto naturale. Ma la naturalezza, comporta anche delle scelte fatte in un determinato momento: l’adolescenza molto spesso, corre molto più veloce di te e tu per stargli dietro, arranchi inesorabilmente. Detto questo, l’errore è sempre lì in agguato ma l’errore inteso come scelta dettata da questo istinto di esplorazione, sicuramente si rivelerà poi in futuro, motivo di crescita, e acquisizione di un solido coraggio. Consiglio questo libro a tutti quei ragazzi che stanno vivendo la fase delicatissima dell’adolescenza. Ma lo consiglio anche a tutti quelli che hanno varcato la soglia dei cinquant’anni e magari, chissà, forse, qualche vecchio ricordo potrebbe riaffiorare facendo così rivivere nella mente dell’adulto qualche bella o brutta emozione.
Come nascono i suoi personaggi, vi è un collegamento con la realtà?
I miei personaggi non hanno bisogno di nascere, perché esistono già. Io catturo tutto quello che mi circonda, senza stravolgere niente. Io non invento nulla, è la realtà a farlo per me. In realtà sono un bel ladruncolo dell’ovvio.
Le ambientazioni che sceglie provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?
Anche le ambientazioni esistono già, proprio come i personaggi. I luoghi e gli ambienti ci assorbono attraverso la loro esistenza. Noi esistiamo dentro questi luoghi e li viviamo attraverso la nostra anima, che è del tutto reale e naturale. Solo la vita riesce a produrre fantasia. L’artista si limita a copiare l’euforia del momento.
Come può riassumere ai suoi lettori il suo romanzo? Qual è il messaggio che vuole trasmettere?
Dal proprio nido alla vita è un libro che vuol tirar fuori dalla gola delle persone, un urlo. Questo libro è un urlo di tuono. Un po’ della serie “meglio fare che non fare”. Il ristagno, è molto pericoloso. Noi siamo un meccanismo preciso; se assorbiamo energia in qualche modo dobbiamo ricacciarla fuori, modifica, ma in qualche modo dobbiamo ridistribuirla. Le esperienze, le scelte, il movimento, producono moltissima energia. Anche il silenzio (che non esiste) e l’immobilità (che non esiste) producono energia. Ma il mio libro è sicuramente più indirizzato sul movimento.
È già al lavoro su un nuovo libro?
Sono sempre al lavoro su un nuovo libro. Scrivere è terapia, leggere è crescita infinita.
Silvia Casini
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