Donne Fenice: intervista esclusiva a Veronica Evangelisti

È nata a Roma nel 1983. Diplomata all’Istituto professionale Grafico Pubblicitario di Monterotondo. Le passioni sono: l’arte, la lettura, la pittura, la cucina, la famiglia e ama camminare all’aria aperta, compone poesie. Veronica Evangelisti ha vinto un concorso di poesia sul sito Ultima Voce con premio un’intervista. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo romanzo: Un posto per Victoria (Europa Edizioni). Nel 2019 ha pubblicato Ombre e i colori dell’anima in ebook: una raccolta di racconti con altri sei autori emergenti.

Noi l’abbiamo intervistata per saperne un po’ di più sul suo mondo e sulla sua ultima pubblicazione: Donne Fenice.

Parlaci un po’ di te…

Sono una mamma iperattiva, amo la creatività, l’arte in tutte le sue forme e questo cerco di trasmetterlo ai miei figli. Mi piace osservare i particolari delle cose, delle persone, di tutto quello che mi circonda, sono molto curiosa e dato che sono anche fatalista, io non so il giorno in cui mi spegnerò, ma fino a quel momento devo avere la lucidità di apprendere il più possibile con leggiadria e divertimento. Non sono una sportiva, ma cammino molto all’aria aperta, perché è il mio momento di riflessione e mi aiuta a pensare al mio lavoro.

Cosa ti piace leggere?

Mi piace la letteratura classica inglese, credo di essere appartenuta a quell’epoca in una vita precedente, me la sento mia. Quando Jane Eyre vaga per la brughiera, io sento il vento sulla faccia, quando Lizzy discute con la madre io sono lì, quando Sherlok osserva un oggetto io sono lì. È tutto familiare, odori, sapori…quando ero piccola mi servivo il tè nel mio servizio di porcellana sotto il salice piangente del giardino, e non conoscevo ancora quei personaggi. Mi piacciono i gialli, i thriller, Giorgio Faletti ci ha lasciato troppo presto. Adoro Zafòn, anche lui è stata una grande perdita nella letteratura contemporanea. Leggo gli emergenti, i miei colleghi. Flaubert e Maupassant che ti fanno capire come i francesi erano anni luci avanti a noi. Ad oggi ho scoperto Hugo, che dire…

Ah e poi Harry Potter e Le cronache di Narnia. Italiani sono molto legata a Cinzia Tani.

Insomma leggo di tutto, tranne i Romance…quelli proprio non ce la faccio.

Qual è il tuo hobby?

Passeggiare, scrivere, cucinare, un tempo dipingevo…ah sì faccio lavori manuali, come il decopuage o creazioni in generale. Basta che non sia cantare, suonare e cucire poi mi dedico a parecchie cose. È che se mi impunto su un progetto, non lo lascio fino alla fine. Quando sono nervosa o pulisco casa, perché mi aiuta a schiarire le idee o cucino.

Parlaci del tuo libro. A chi lo consiglieresti e perché?

Donne fenice lo consiglierei a tutte le persone che magari pensano di non farcela, e Raccontami… a chi vuole una lettura dolce e malinconica da sotto l’ombrellone. Pina la lumachina a tutti i bambini curiosi.

Come sono nati i personaggi?

Io ho delle amiche d’infanzia, dai tempi dell’asilo, con cui mi sento spesso e da una cena mi è venuta l’idea.

Ti è mai venuto il “blocco dello scrittore”?

Sì sotto il Covid, nella prima pandemia, non ho letto e non ho scritto o solo mangiato e cucinato. E poi di recente, ma perché ho tanti progetti e devo dare loro ordine e spazio. Il mio problema è che ho tante idee e canalizzarle non è facile.

Quali sono le tue fonti di ispirazione?

Le persone. Io ascolto molto, mi ricordo di tutto quello che mi dicono, osservo la vita, mi metto nei panni degli altri. Le vite comuni, quelle che delle volte sembrano semplici, nascondono un mondo narrabile che bisogna sfruttarlo, perché Zero Calcare è il fumettista contemporaneo che piace a tanti? Perché trova la filosofia nelle vite comuni, è un grande osservatore. Il lettore come lo spettatore vogliono immedesimarsi nei personaggi, bisogna dare empatia.

Qual è il messaggio insito nel libro?

Resilienza! Donne Fenice è uscito prima del Covid, ma il messaggio era quello. Una volta vidi un tatuaggio ad una ragazza con scritto appunto, “resilienza”, le ho chiesto cosa significasse, e da lì ho scoperto un mondo. Ora però questo termine è abusato, ma non dobbiamo dimenticarci che tutti noi siamo dei guerrieri e solo quando si è sotto attacco possiamo superare i nostri limiti.

Quanto c’è di te nei tuoi personaggi?

In tutti i personaggi c’è una parte di me, Linda sono io. Ho riportato la vicenda le Piede Torto, perché mio figlio è nato con questa patologia e ho ritenuto doveroso raccontare questa lotta. In ogni cosa che scrivo c’è sempre un pizzico di Veronica, i miei scritti sono come degli Horcrux, tanti frammenti di anima. Non è forse questa l’anima dell’artista? Imprimere la sua anima nel suo operato? Altrimenti saremo solo artigiani.

Progetti futuri?

Voglio fare la sceneggiatrice. Ho una scrittura visiva e so che posso farcela.

 A luglio andrà in scena Donne Fenice, tratto dal mio omonimo romanzo, di cui ho scritto la drammaturgia, la regia è di Andrea Di Vincenzo direttore artistico di Cantine Teatrali a Monterotondo. Poi ho delle presentazioni, la premiazione del NomentumaArs, il concorso letterario patrocinato dal comune di Mentana, ideato da Ilaria Agostini della Writer Monkey e da me. A settembre farò la mia prima esperienza come segretaria di edizione. E poi sto scrivendo dei soggetti e una nuova sceneggiatura. E poi… poi, prendo la vita e quello che mi offrirà.

 

Silvia Casini
 
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