E venne il giorno, Rubatto docet: intervista esclusiva a Marco G. Dibenedetto

Marco G. Dibenedetto svolge l’attività di libero professionista come psicoterapeuta e insegna in una scuola media superiore a Torino. È socio fondatore di ToriNoir, collabora da maggio 2017 con il settimanale La voce di Settimo T.se. Ha pubblicato, con Golem Edizioni, E.ND. (2012), Che idiota (2013), Il mare odia gli spigoli (2014), Monkey Gland (2015), I dubbi di Rubatto (2016), Affresco Familiare (2017), E venne il giorno (2018).

Con il gruppo ToriNoir, ha pubblicato MemoNoir 2014, 2015, 2016 (Golem Edizioni);L’estate non va in vacanza, 2015 (Golem Edizioni); Porta Palazzo in noir, 2016 (Edizioni del Capricorno, in allegato con La Stampa); Il Po in noir, 2017, (Edizioni del Capricorno, in allegato con La Stampa); Montagne in noir, 2018 (Edizioni del Capricorno, in allegato con La Stampa).

Dato che sta tornando in libreria con la settima avventura dell’ispettore Rubatto, lo abbiamo intervistato per saperne di più.

Hai carta bianca e tre aggettivi per descriverti…

Caparbio, generoso (almeno penso), fantasioso.

Mai senza…?

Un libro nello zaino.

Cosa ti piace leggere?

Un po’ di tutto, non solo noir.

Se dovessi esprimere tre desideri?

Diventare ricco, famoso e magro.

La tua vita in un tweet?

Soddisfacente.

Parlaci del tuo romanzo. A chi lo consiglieresti e perché?

E venne il giorno, Rubatto docet, edito da Golem Edizioni, è un noir che parla di vita quotidiana. A fianco dell’indagine c’è la storia personale dei tre protagonisti, l’ispettore Rubatto, il sovrintendente Stafano e l’agente Aceto, con i loro limiti e caratteristiche.

Come sono nati i personaggi?

Per puro caso, però tutti e tre prendono il nome da dei miei amici e mi piace averli vicino e loro si divertono a leggersi

Le ambientazioni scelte provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Quando si scrive, non lo si fa mai per caso. Si ha qualcosa dentro che vuole venire fuori e il computer è solo un strumento, come tanti altri, per farlo. È un po’ di noi che vogliamo condividere con gli altri

Come puoi riassumere ai potenziali lettori il tuo romanzo? Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?

Domanda difficile a cui non so rispondere, a me piace scrivere e non lo faccio con la consapevolezza di voler dire per forza qualcosa. Solo dopo, forse, mi accorgo del messaggio, ma è personale e individuale. E quindi ogni lettore prende dai libri quello che necessita. Però vorrei dire che: “I miei libri sono i più belli del mondo e vanno bene per tutti. Tutti dovrebbero comperarne almeno uno”, così esaudisco due dei miei tre desideri, no?

Sei già al lavoro su un nuovo manoscritto?

Dopo 7 romanzi con gli stessi personaggi, mi sono voluto dare un anno di pausa. Anche perché la scrittura non è, anche se vorrei che lo fosse, la mia attività principale. A volte è utile riposarsi.

Silvia Casini

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