E finalmente per il Fantafestival 2018 venne il giorno di Antrum: the deadliest film ever made. Cos’è questo titolo dite voi? Ma semplice, è forse il film più funesto della storia del cinema, un’opera che, realizzata nei lontani anni ’70, ha portato solo disgrazia agli spettatori che l’hanno visto e che ne sono entrati semplicemente in contatto.
Sul suo passaggio si contano almeno un teatro di Budapest distrutto da un incendio nel 1988 ed un’altra decina di vittime, tra incidenti post proiezione e deliri di massa; insomma non un semplice lungometraggio, ma una maledizione su fotogramma, che si tramanda di passaggio in passaggio, rimanendo inedito il più a lungo possibile e lontano dai cinema per sempre.
Questo fino a ieri, quando al Fantafestival si è decisi di sfidare la sorte e proiettare esclusivamente questo Antrum: the deadliest film ever made, convincendo un gruppo di persone ad assistere a cosa c’è di così inquietante in questa maledetta pellicola; preceduta dall’introduzione di un prete invasato ed impaurito, con tanto di esorcismo effettuato sul posto, la proiezione è andata avanti mostrando innanzitutto un documentario sugli effetti causati da questo film nel tempo passato, con interventi e dichiarazioni di studiosi di cinema informati su tale fenomeno, e poi ha aperto le danze con l’inizio di questa assurda storia girata alla fine degli anni ’70.
Il piccolo Nathan ha da poco perso il proprio amato cane, venendo così a conoscenza del concetto di morte e di cosa sia capace di fare ai propri cari; ma su convinzione della sorella, il bambino si fa portare in un luogo sperduto nei boschi, dove è possibile riavere indietro le vite delle persone amate, ma tutto eseguendo un rito satanico descritto su un libro portato dalla ragazza.
Quello che pian piano scopriranno è che la zona circostante è veramente in posto infernale e gli esseri che popolano quelle terre faranno sentire la loro presenza, sia dentro che fuori lo schermo.
Sulla falsariga del mito che si è creato attorno La fin absolue du monde del televisivo Incubo mortale firmato dal maestro John Carpenter, l’accoppiata David Amito/Michael Laicini crea un qualcosa che sa di mitologia e maledizione, affabulando e rendendo suscettibile chiunque entri a contatto col titolo Antrum: the deadliest film ever made, sfondando una quarta parete e portando a braccetto lo spettatore più spaventoso nell’ambiguità di un’opera che porta i segni del tempo, tra graffi sulla pellicola e invecchiamenti vari.
Di fotogramma in fotogramma potrete notare anche la presenza di simboli che servono ad esorcizzare la visone del film e quindi salvare chiunque stia guardando, un espediente che ci mette al sicuro dalla pericolosità di questo reperto su celluloide tanto temuto.
Ora, che ci crediate o no, questo è ciò che Antrum: the deadliest film ever made ha da mostrarvi, con fare giocoso e sentito, sconfinando la moda del “tratto da una storia vera” portandovi direttamente dentro “la storia vera”, rendendovi partecipi di qualcosa che va oltre il semplice spavento; questa è suggestione, gestita in modo bonario, ma pur sempre funzionale se ci si crede fino in fondo.
Amito e Laicini se la ridono e azzardano ad alzare la dose di satanismo in tutto ciò, giocano con filtri e graffi su pellicola, in più creano un documentario con interventi di esperti di cinema e maledizioni, realistico sì, almeno fino a quando non entra in scena l’attore Paul Caldéron di Pulp Fiction, nei panni fittizi di un esperto di esoterismo; qua casca l’asino e Antrum: the dealdiest film ever made mostra tutte le sue carte di divertito e diabolico bluff, se così è.
Chi scrive ed ha assistito alla visione di questo film al momento è ancora incolume, ma non è detto che possa succedere qualcosa nei prossimi giorni…
Guardatevi da Antrum!
Mirko Lomuscio