Cammino sola nel centro di Londra mangiando un gelato.
Fresca è l’aria della sera.
Mi riposo su un gradino della National Gallery, i miei pensieri pescano ricordi di quando Trafalgar Square era il capolinea degli autobus notturni.
A Londra c’era sempre freddo, cappelli di lana caldi calati fino agli occhi, collo avvolto in metri di sciarpe, a fine serata andavamo in piazza ad aspettare il bus che ci portasse a casa.
Il cellulare ce l’avevano in pochi, più di vent’anni fa si usava solo per telefonare, A-Z London Map sempre in borsa insieme al biglietto da mostrare al controllore.
La piazza profumava di hot-dog colanti di senape e ketchup, piena di gente come la spiaggia a ferragosto, c’è chi chiedeva che ora fosse, quale autobus prendere per andare a Willesden Green, a che ora sarebbe passato e poi si iniziava a chiacchierare, quanto tempo vivi a Londra, a che scuola d’inglese vai, e se qualcuno chiedeva il numero di telefono si dava quello di casa scrivendolo su un foglio di carta con la penna tirata fuori dalla borsa.
E poi c’erano baci all’improvviso tra sconosciuti che finivano quando l’autobus arrivava.
Ora gli autobus di notte si aspettano in diversi punti della città, teste basse sui cellulari e baciamo con le emoticon.
Testo Roberta La Placa