Le lingue si adattano costantemente alle dinamiche socio-economiche, mutando nel tempo per riflettere i cambiamenti del mondo. Uno dei temi sociali più rilevanti è volto alla sensibilizzazione per riconoscere e cercare di eliminare gli atteggiamenti sessisti dalla vita di tutti i giorni. Il linguaggio può contribuire fortemente a tale cambiamento, introducendo nuove parole per identificare senza equivoci i comportamenti indesiderati e favorire così l’evoluzione della coscienza collettiva.
Sebbene l’italiano sia una lingua ricca di vocaboli, non sono molti i termini che si possono utilizzare per indicare i comportamenti sessisti. Per questo, in occasione della prossima Festa della Donna, Babbelha raccolto alcune espressioni inglesi che indicano gesti sessisti, ma di cui non esiste un equivalente italiano, approfondendo anche i neologismi comparsi in altre lingue europee.
- Hepeating (he = lui + repeating = ripetere)
Il termine “hepeating” viene usato per indicare un comportamento sessista che potrebbe manifestarsi soprattutto negli ambienti lavorativi. Ci si riferisce infatti alle circostanze in cui un uomo ripete la stessa idea o un’argomentazione già esposta precedentemente da una donna. Tuttavia, mentre la donna era stata ignorata, il contributo dell’uomo viene accolto con entusiasmo. - Slut-shaming (slut = sgualdrina + shaming = far vergognare in pubblico)
L’atto di giudicare una donna dal punto di vista sessuale dandole della “poco di buono” a causa delle sue abitudini è il perfetto esempio di “slut-shaming”. Questo modo di fare viene messo in atto quando una donna rompe alcuni tabù, non ha paura di vivere appieno la propria vita sessuale e ne parla liberamente. - Manshush (man = uomo + hush = azzittire)
Si parla di “manshush” quando un uomo prova a zittire una donna perché si sente minacciato da ciò che questa sta dicendo. Succede soprattutto quando un uomo è consapevole di avere torto, ma non vuole ammetterlo. - Manologue (man = uomo + monologue = monologo)
Quando insistono nel fare una predica indesiderata su un determinato argomento, senza una vera motivazione, ma solo con l’intenzione di pavoneggiarsi e accentrare l’attenzione. - Gaslighting (dal film del 1944 “Gaslight”, noto in Italia con il titolo “Angoscia”)
Con “gaslighting” si fa riferimento ad una forma di manipolazione psicologica che porta una persona a dubitare della propria percezione, o del proprio giudizio. Ad esempio, nel film da cui è nato il termine, un uomo manipola sua moglie così tanto che lei pensa di aver perso la testa. Sebbene anche gli uomini possano essere vittime di questa tecnica di destabilizzazione, sono più spesso le donne a sentirsi dire frasi come “sei pazza”, “ti stai sbagliando” o “te lo sei sognato”. - Manspreading (man = uomo + spreading = espandersi)
Il “manspreading” indica la tendenza più o meno inconscia che porta gli uomini ad occupare più spazio di quello che gli spetterebbe sui mezzi pubblici, sedendosi a gambe divaricate e invadendo lo spazio delle persone sedute accanto. - Manterrupting (man = uomo + interrupting = interrompere)
Come si può ben capire dalla composizione di questa parola, essa descrive l’atteggiamento arrogante di un uomo che interrompe una donna mentre sta parlando, senza lasciarle finire il discorso. In molti casi, il “manterrupting” si trasforma in “mansplaining”. - Mansplaining (man = uomo + explaining = spiegare)
Indica l’atteggiamento presuntuoso di alcuni uomini che, screditando la conoscenza femminile, interrompono una donna per spiegarle un determinato argomento, anche quando è la donna stessa ad essere esperta in materia. Si parla di “mansplaining” anche quando gli uomini spiegano alle donne argomenti molto ovvi, dando per scontato che loro non riescano a capirli. - Catcalling (cat = gatto + calling = chiamare)
Con “catcalling” si indicano gli apprezzamenti fatti a una donna per strada da parte degli uomini ma che, in realtà, risultano essere tutto tranne che dei veri complimenti. Fischi o frasi come “ciao bella” e “esci con me stasera?” sono infatti molestie verbali che rientrano nella categoria dello “street harassment”, ovvero le molestie da strada.
E nel resto d’Europa?
Oltre all’inglese, anche altre lingue stanno introducendo neologismi legati alle abitudini sessiste. Ad esempio, in Spagna il “mansplaining” viene chiamato “machoexplicación”, mentre con “revictimizar” si indicano le situazioni in cui le donne vittime di violenza vengono accusate di avere provocato l’aggressore attraverso atteggiamenti, parole o vestiti. Una circostanza che in inglese viene definita “victim-blaming” (victim = vittima + blaming = incolpare) e che in tedesco si traduce “opferbeschuldigung”. Nasce dal modo in cui il pubblico tende a reagire ad alcuni fatti di cronaca, può riguardare anche gli uomini ed ha trovato spazio anche nel vocabolario italiano, attraverso l’espressione “colpevolizzazione delle vittima”. Rimanendo in Germania, l’equivalente di “revenge porn” (revenge = vendetta + porn = porno) è “racheporn”, mentre in Portogallo si dice “pornografia de vingança”. Consiste nella diffusione di foto e video intimi all’insaputa della persona che vi compare, vittima di una violazione della propria privacy e intimità. Anche questa condotta è entrata nel linguaggio italiano con il termine “pornovendetta”.