Il dono del sangue è il romanzo d’esordio di Francesco Mazzucco, edito dalla Leonida edizioni. Il libro potrebbe essere considerato come un dark fantasy e presenta una rielaborazione interessante del mito del vampiro.
La trama narra di due ragazze le cui vite si intrecciano il giorno in cui dei misteriosi inseguitori assalgono la locanda dove si trovano. Le due non si conoscono, eppure entrambe hanno sognato un vecchio che le invitava ad andare da lui. Durante il tragitto, scopriranno la verità sulle loro origini e sulla caccia dei loro nemici.
L’ambientanzione è quella di un classico fantasy medievale, dove però assume delle strutture più evolute nella società dei vampiri, come ad esempio l’allevamento di animali ed il loro prelievo quotidiano di sangue, oppure la struttura delle scuole dei vampiri. Ovviamente non ai livelli dello steampunk. Essendo ematofagi e reclusi, i vampiri hanno dovuto sviluppare tecniche più avanzate per prelevarlo senza uccidere le creature.
Come abbiamo già visto in altri libri, vi sono i vampiri che si nutrono di umani e quelli che si nutrono di animali. I primi sono più forti e longevi, ma sono fotosensibili, mentre i secondi possono uscire sotto il sole, ma sono decisamente più deboli dei loro fratelli “di sangue”. I vampiri vengono mostrati come un’evoluzione del genere umano, sono più simili a dei mutanti piuttosto che a delle creature infernali. Ed è proprio la genetica una delle tematiche principali, dato che i vampiri hanno compreso che solo l’ibridazione permetterà loro di adattarsi nella loro società umana.
I personaggi sono ben descritti, soprattutto le due protagoniste, fulcro centrale della storia, e l’autore è stato piuttosto delicato a trattare il tema dell’abuso sessuale subita da una di loro.
Ora passiamo ai lati negativi: le trame romantiche sono piuttosto frettolose. I personaggi si innamorano nel giro di neanche una settimana e pare assurdo parlare di vero amore. Questa è una della pecche, andiamo alla seconda che, a nostro parere, è la più grave: presenta citazioni scientifiche fuori luogo per un’ambientazione medievale. La storia non lascia supporre che la tecnologia sia steampunk o comunque vi sia una scusa plausibile per inserire termini moderni. Ad esempio i vampiri parlano di enzimi quando è qualcosa a cui gli esseri umani si sono interessati dal diciannovesimo secolo. È poco plausibile che in un contesto medioevale si usino termini così avanzati, pare che l’autore usi la scusa “tanto è fantasy, si spiega da solo”. Purtroppo il fantasy si basa proprio su un contesto realistico su cui creare le proprie basi fantastiche.
Altra piccola pecca è presente nei capitoli finali, dove vi è un grosso infodump sulle fattorie della comunità dei vampiri.
Il libro merita? Nonostante le pecche, sì, soprattutto per la storia dei vampiri e le protagoniste. Si vede che è un libro d’esordio, ma speriamo che l’autore possa imparare dai propri errori.
Debora Parisi
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