Di Matteo Bussola ho sempre tanto sentito parlare, soprattutto per il suo romanzo Il viola e il blu, ma non avevo mai letto nulla di suo prima.
Il rosmarino non capisce l’inverno mi ha colpito per 2 motivi: il titolo molto particolare, con al centro una pianta aromatica che adoro; e per l’illustrazione di copertina che ho trovato molto delicata, ma accattivante, così mi sono buttata su questo scrittore a scatola chiusa, e me ne sono un po’ pentita, vi dirò…
Questo romanzo è un insieme di racconti di storie intrecciate le une alle altre, che come denominatore hanno le donne, tante donne diverse, quanto diversi possono essere i destini e le scelte che facciamo.
Questa la trama.
Una donna sola che in tarda età scopre l’amore. Una figlia che lotta per riuscire a perdonare sua madre. Una ragazza che invece non vuole figli, perché non sopporterebbe il loro dolore. Una vedova che scrive al marito. Una sedicenne che si innamora della sua amica del cuore. Un’anziana che confida alla badante un terribile segreto. Le eroine di questo libro non hanno nulla di eroico, sono persone comuni, potrebbero essere le nostre vicine di casa, le nostre colleghe, nostra sorella, nostra figlia, potremmo essere noi. Fragili e forti, docili e crudeli, inquiete e felici, amano e odiano quasi sempre con tutte sé stesse, perché considerano l’amore l’occasione decisiva. Cadono, come tutti, eppure resistono, come il rosmarino quando sfida il gelo dell’inverno che tenta di abbatterlo, e rinasce in primavera nonostante le cicatrici. Un romanzo in cui si intrecciano storie ordinarie ed eccezionali, che ci toccano, ci interrogano, ci commuovono.
Devo dire che, al netto della scrittura che è scorrevole e piacevole, mi aspettavo di più.
L’ho trovato confusionario, i racconti non legano bene insieme e anche se si capisce che c’è un filo conduttore che unisce tutte le protagoniste femminili si fa fatica a seguirlo, per di più non mi ha lasciato molto, non mi sono immedesimata in nessuna delle donne raccontate, tutto mi è scovolato via, senza scavare dentro come mi sarei aspettata.
Non è tanto la forma della raccolta di racconti, quanto proprio la non profondità nella caratterizzazione dei personaggi, a parte alcune eccezioni.
Tanti, tanti troppi luoghi comuni sulle donne e sull’essere donna. Ho avuto l’impressione che l’autore (uomo) volesse insegnare alle donne come devono pensare e vivere le donne, ma ha dimenticato molte sfaccettature e complessità.
Forse sarebbe stato meglio se avesse scelto una sola donna protagonista di uno dei racconti e su quella avesse costruito il romanzo.
Il personaggio e il racconto che ho preferito, quello che mi è rimasto impresso è il primo, di cui vi lascio una citazione “Cara, vedi, il fatto è che spesso siamo i nostri peggiori nemici, – dice. – Perché preferiamo fare quello che ci riesce, o ciò che le persone che ci amano si aspettano da noi, piuttosto che fare quello che ci piace davvero. Preferiamo sentirci adatti a un ruolo già scritto, andare sul sicuro. E alla mia età posso dirtelo serena: è un gran peccato».”
So che Bussola è uno scrittore molto amato e mi riservo il dubbio di aver iniziato con il romanzo sbagliato, comunque per chi ama il genere leggero, malinconico e pieno di sentimentalismi, questo romanzo può essere la lettura giusta.