Guizzo di brezza alita argento
tra nuvoli d’ulivi e lecci-
la luce di mio padre ride nell’aria
e mi guida sulla salita scalza
tra vigne e campi roridi d’infanzia.
Vorrei far lento il tempo
che inquieta la mia sera
scavando dubbi d’ombre nel silenzio
e risalire alla sorgente
della rosata aurora.
Tra nidi di malinconia, intrecciati
come dita nelle sere di bufera,
m’avvivo di ricordi
prima che la quiete di neve
svanisca l’effluvio di resine
e copra l’eco di lontane nenie.
Ma il tempo è un giunco d’aria,
come onda sinuosa fluttua e s’inarca
e cullata da vagiti di gabbiani
anche questa scheggia di terra
vibra al vento dei giorni
respirando gli aneliti del mondo.
Con il sole che sempre, a sera
rosseggia e poi annega
celato da Punta Manara.