Immaculate – La prescelta: recensione

Lanciata ormai come astro in ascesa di un certo cinema d’intrattenimento, la dolce Sydney Sweeney, occhi grandi su un minuto corpo da pin up, torna alla ribalta con un film lontano dai parametri di attrice per commedie che si è ritagliata recentemente, dimostrando a suo modo di essere un personaggio dalle scelte variegate e, a loro modo, anche coraggiose.

Ricoprendo anche il ruolo di produttrice, la Sweeney si rende quindi protagonista di questo thriller a tinte horror intitolato Immaculate – La prescelta, un titolo che si snoda nella nostra Italia e che si ambienta in un convento popolato da suore novizie, dentro le cui mura si cela un mistero ancestrale ed oscuro, che man mano si trasforma in qualcosa di visceralmente violento.

Diretto da tale Michael Mohan, che dopo il precedente The voyeurs ritrova nuovamente la Sweeney, Immaculate – La prescelta è la storia di sorella Cecilia (Sweeney), una giovane suora americana che arriva in Italia per prendere i voti.

Nel convento dove alloggia però c’è qualcosa di misterioso che ben presto farà sentire la sua presenza, tanto che Cecilia stessa si renderà protagonista di quello che si rivelerà essere un miracolo, salvo però nascondere una oscura mitologia e un misterioso disegno religioso di cui sono a conoscenza tutti i superiori della ragazza.

Starà a Cecilia cosa decidere per la propria salvezza e, soprattutto, per la propria fede religiosa.

Nonostante la trama sulle prime sembra avere più un punto di collegamento con il recente e riuscito The omen – L’origine del presagio, il film di Mohan ha dalla sua parte una gestione della propria trama adibita con convinzione e secchezza narrativa, raggirando totalmente la presenza della dolce Sweeney con scelte registiche che in fattore di horror non hanno molto da invidiare a nessuno.

Non è un film che forse sulle prime goda di una certa originalità, ma Immaculate – La prescelta è un lungometraggio che sprizza rispetto per il genere horror e mostra alcune trovate niente male, come quelle strizzatine d’occhio al nostro cinema anni ’70 (in una sequenza impera la colonna sonora de La dama rossa uccide sette volte), data anche l’ambientazione italiana, e la voglia di sviscerare totalmente la storia, scritta dall’esordiente Andrew Lobel, in contesti visivamente violenti, verso un epilogo estremo sia per concezione che per messa in scena.

La Sweeney, seppur tiene un volto da commedia rosa americana, ci mette “anima e corpo” e riesce a tenere testa all’intera operazione, qua attorniata da un cast italiano comprendente i volti di Benedetta Porcaroli, Simona Tabasco e Giorgio Colangeli, tutti ben congeniati per i loro caratteri che aleggiano tra il misterioso e il raccapricciante.

Definire con tutta sincerità, ma in senso buono, Immaculate – La prescelta una versione riveduta e commerciale, quindi esente da estremo erotismo, dei noti horror da convento del nostro Joe D’Amato (al secolo Aristide Massaccesi) non è sbagliato, ma fa anche piacere che il buon Mohan con il suo film riesca anche a riecheggiare un certo cinema di genere anni ’80 appartenente all’occhio di artigiani esperti come Stuart Gordon e Brian Yuzna, autori che quando si trattava di parlare di determinati orrori mischiati tra il mistico e il realistico non erano da meno a nessuno.

Consigliato agli amanti del genere e a chi è in cerca di un qualche buon brivido estivo.

Mirko Lomuscio