Dal 7 aprile all’11 agosto 2019 le sale del Museo Vincenzo Vela accoglieranno un raffinato quanto inconsueto allestimento in cui fotografia, pittura, scienza e arte contemporanea si intrecciano con esiti sorprendenti, aprendosi al tema del mondo vegetale e della botanica. Come già avvenuto negli ultimi decenni in ripetute occasioni, il museo offre uno spunto di riflessione tematico, che prende avvio da un elemento caratterizzante – in questo caso lo splendido giardino che circonda l’edificio –, per promuovere un progetto interdisciplinare, dedicato alla rappresentazione della natura e della flora.
L’inedita serie di diapositive su vetro dipinte a mano dal fotografo-pittore Josef Hanel (1865- 1940) – raffiguranti soggetti botanici e realizzate nei primi decenni del XX secolo con intento scientifico-didattico – è posta in dialogo con una selezione di opere e installazioni recenti dell’artista Gabriela Maria Müller, molte delle quali realizzate ad hoc. Per l’occasione il Museo Vincenzo Vela ha collaborato con il Museo botanico dell’Università di Zurigo, proprietario della preziosa collezione di diapositive. La mostra è curata da Gianna A. Mina in collaborazione con la biologa e archeobotanica Christiane Jacquat, già curatrice del museo zurighese.
Pittore-decoratore di formazione e fotografo autodidatta, Josef Hanel nasce a Hennersdorf, nella regione allora austriaca dei Sudeti, ed è in seguito attivo tra Austria, Germania e Cecoslovacchia. Il fotografo-pittore ha dapprima riprodotto in bianco e nero nel loro habitat funghi, felci, licheni, muschi e piante da fiore per poi dipingerli a mano con estrema maestria, mediante pennelli finissimi. Le sue fotografie colpiscono per l’accurata inquadratura, le sottili sfumature, i giochi di luce e l’uso sapiente del colore, qualità che conferiscono alle immagini una valenza artistica che va al di là della loro indubbia importanza scientifica. La veridicità della loro ambientazione e la cura profusa nella resa minuziosa dei soggetti ne accresce il valore scientifico e al tempo stesso evidenzia e legittima le capacità e le ambizioni artistiche di Hanel.
Nelle sale del museo si snoda un percorso tematico che consente al visitatore di apprezzare il lavoro di Josef Hanel sotto vari punti di vista. In alcuni casi le minute lastre sono allestite su tavole retroilluminate oppure riprodotte su monitor; altrove, tramite ingrandimenti fotografici si allude a un’ulteriore destinazione delle diapositive, usate mediante proiezioni per l’insegnamento della botanica o per conferenze pubbliche. Allo stesso tempo gli ingrandimenti rendono evidente la qualità artistica di questi “quasi-dipinti”. Il discrimine tra arte e botanica, a cui allude il titolo della mostra In-flore-scientia, si fa pertanto sottile.
L’interesse per la natura e l’esperienza in qualità di pittore decoratore, abbinate all’uso del mezzo fotografico, fanno di Josef Hanel un pioniere in questo campo, meritevole di essere conosciuto e apprezzato, non foss’altro che per l’estrema bellezza delle sue immagini.
All’interno dell’allestimento dedicato a Josef Hanel e in dialogo con elementi della collezione permanente, si innestano con grazia silente e con rigore concettuale gli interventi concepiti insitu dell’artista Gabriela Maria Müller. Nata nel 1963 in Appenzello e ticinese d’adozione, Gabriela Müller ha sviluppato negli anni un percorso creativo che l’ha portata, con coerenza e in maniera sempre più stringente, a concentrare la sua poetica attorno al soggetto “natura”, in un processo di progressiva interiorizzazione e di celebrazione del “mistero” insito nella ciclicità del mondo naturale, di cui è parte il genere umano.
Le opere e le installazioni realizzate dall’artista – composte con elementi di origine minerale (cenere, roccia, ruggine) e vegetale (terra di bosco, semi, foglie, soffioni, cera) – instaurano con le fotografie di Hanel un rapporto profondo e ricco di stimoli, che interroga lo spettatore sulla resilienza del mondo vegetale, apparentemente fragile e caduco, e lo motiva, attraverso l’attenzione per il “piccolo”, l’umile, a considerarlo parte imprescindibile di un tutto. Ne deriva un sottile intreccio di corrispondenze che evidenzia sorprendenti affinità tra i due artisti, accomunati, oltre che dalla tematica e dal rapporto simbiotico con la natura, dal trattamento acribico, quasi virtuosistico ed impenetrabile, dei medium e delle tecniche adottate.