Kraven – Il cacciatore: recensione

Continua imperterrito il recente universo Marvel condotto dalla casa di produzione Sony che, sotto la guida di Avi Arad, ha finora portato in scena le avventure stand alone dell’antieroe Venom, dell’altro paladino della giustizia dark quale è Morbius e dell’eroina Madame Web, ognuno dei quali con risultati altalenanti, salvo qualche soddisfazione al box office per il simbionte alieno citato per primo.


Ad accodarsi a questa fila di personaggi dei fumetti si aggiunge ora “l’animalesco” Kraven, nato dalla mente e le doti artistiche di Stan Lee e Steve Ditko nel 1964 come personaggio secondario nel mondo di Spider-man, per poi ritagliarsi un proprio spazio di culto tra gli appassionati del mondo dei comics; un culto che quindi ci ha portati ad oggi, 2024, con un’avventura cinematografica interamente dedicata a lui, rispettando i crismi del cinema spettacolare che oggi pervade il mondo dell’intrattenimento su grande schermo.

Per la regia del J.C. Chandor di Margin call e All is lost – Tutto è perduto, Kraven – Il cacciatore ha per protagonista il lanciatissimo Aaron Taylor-Johnson, prossimo ad apparire anche in Nosferatu di Robert Eggers e già rodato per il mondo dei cinecomics, data la sua esperienza nel dittico Kick-Ass.

Lui è il giovane Sergei Kravinoff, figlio del potente uomo d’affari russo Nikolai Kravinoff (Russell Crowe), ed insieme al fratello di Dmitri (Fred Hchinger), come prova di coraggio, è stato portato dal padre nella Savana per poter cacciare leoni.

Una volta entrato in contatto con uno di questi animali, Sergei però subisce una mutazione al proprio corpo, grazie anche ad un elisir in possesso della giovane Calypso (Ariana DeBose); il giovane all’improvviso si trasforma in una persona nuova, con doti e forza al di sopra della soglia umana, appartenenti soprattutto al mondo degli animali selvaggi.

Passati gli anni lo stesso Sergei sparisce dagli occhi dell’odiato padre e si trasforma in un giustiziere di nome Kraven, dando la caccia ad ogni bracconiere e contrabbandiere che incrocia sul suo cammino, seguendo una lunga scia che lo porterà a combattere contro il potente Aleksei Sytsevich (Alessandro Nivola), un nemico della famiglia Kravinoff, noto anche con il nome Rhino.

Di questa linea Marvel affrontata dalla Sony è già stato chiaro il livello qualitativo a cui ci hanno abituati, tra prodotti che per lo più arrancano verso la media qualitativa, il più delle volte senza neanche raggiungerla.

 

Kraven – Il cacciatore si assesta tra quelli che per poco non ce la fanno, presentandosi al grande pubblico in tutta la propria anonimia narrativa come anche l’assenza di ritmi appropriati; il film di Chandor è un cinecomic basico che però nulla aggiunge a ciò che abbiamo visto fino ad oggi, anzi risulta anche abbastanza antico nella narrazione e nei contenuti, sembrando uno dei vari B-movie tratti dai fumetti che uscivano negli anni ’90.

Ci si può accontentare dell’azione e di certi guizzi selvaggiamente violenti in questo prodotto, però non bastano a salvare l’intera operazione, che veramente risulta abbastanza mediocre in quasi tutti i frangenti, soprattutto nella perfomance e la descrizione del suo protagonista; un Taylor-Johnson palestrato ai massimi livelli che si aggira con aria spavalda e senza un minimo di conflitto interiore per i poteri acquisiti, anzi ne fa un continuo e noioso vanto.

Tutto il resto si aggira attorno a lui con fare poco coinvolgente, a partire dal villain Rhino di Nivola munito di zaino in spalla e aria da nerd di mezza età, per poi ad arrivare ad un Crowe abbastanza convincente e una DeBose che nulla aggiunge all’economia del film, nonostante il suo personaggio sia fondamentale per i poteri del protagonista stesso.

Insomma Kraven – Il cacciatore è un film che arranca nelle sue due ore di durata e che, tra pochi alti e molti bassi, si rende difficile da apprezzare in tutto e per tutto.

Mirko Lomuscio

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