Presentato con successo al Festival di Roma 2016, L’accabadora di Enrico Pau è finalmente disponibile in home video. Il film, liberamente ispirato al romanzo Accabadora di Michela Murgia, vanta un grande cast tutto al femminile, dove spiccano i nomi di Donatella Finocchiaro e Carolina Crescentini e narra la storia di Annetta che giunge nella Cagliari degli anni Quaranta, nei giorni in cui l’Italia è in guerra e gli alleati iniziano a bombardarla.
È una donna sempre vestita di nero, solitaria e silenziosa, d’una bellezza di pietra tipica delle zone più arse della Sardegna. A Cagliari nessuno sa nulla di questa donna che sembra custodire nel suo passato un terribile segreto. Dice di essere in cerca della nipote Tecla e trova lavoro e alloggio presso una famiglia altolocata.
Il mistero risiede nel passato di Annetta: un passato fatto di solitudine, dolore e morte perché lei, per tutti, era l’accabadora, colei che dà la “buona morte” ai moribondi che la richiedano, un ruolo tramandatole un tempo dalla madre.
In sostanza, il lungometraggio si pone come un racconto affascinante sia dal punto di vista antropologico che culturale. Riesce anche a offrire un quadro perfetto a livello storico dei bombardamenti su Cagliari.
Di fatto, è una narrazione elegante e dolente che restituisce vitalità simbolica alla figura dell’accabadora, avvolta da un’aura di mestizia e di mistero, perché il suo non era considerato il gesto di un’assassina, ma bensì era visto dalla comunità come un atto amorevole nei confronti di una vita diventata troppo sofferente.
Così, tra mito, religione e superstizione, il film di Pau diventa una terra di fado dove verità e leggenda si confondono.
In definitiva, se desiderate una visione raffinata e ricercata nello stile, nei costumi e nelle scenografie che ritraggono una Sardegna atipica, arcaica, suggestiva e diversa dalla sua immagine più classica, allora l’impianto solenne e metafisico de L’accabadora vi conquisterà.
Silvia Casini
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