“L’amore di Elisa per il tè risale alla sua infanzia. È stata sua madre a insegnarle tutte le regole per preparare questa bevanda e ad associare, come per gioco, ogni persona a una varietà di tè. Daniele, il suo unico grande amore, è tornato dopo tanto tempo. Ma Elisa ha imparato da sua madre a non fidarsi della felicità, a non lasciarsi andare mai, perché il prezzo da pagare potrebbe essere molto alto. Prima di tutto dovrà trovare se stessa, poi potrà capire se Daniele può renderla felice.Quando trova per caso una vecchia scatola di tè con un’etichetta che riporta la scritta ROCCAMORI, il nome di un antico borgo umbro, Elisa ne è certa: si tratta del tè proibito della madre, quello che le fece provare solo una volta e che, lei lo sente, nasconde più di un segreto. Forse proprio lì, in quel borgo antico, Elisa potrà trovare le risposte che cerca e imparare a lasciarsi andare e a fidarsi dell’amore, guidata dall’aroma e dalle regole del tè…”
L’ospite dell’Oracolo del tè di oggi è Roberta Marasco, traduttrice e scrittrice che al suo esordio letterario con Le regole del tè e dell’amore edito da Tre60 ha subito incantato i lettori.
La storia raccontata da Roberta è quella di Elisa, una donna che seguendo le foglie di un tè proibito e misterioso ritrova sé stessa, imparando a conoscersi e a vivere con pienezza la sua vita. Elisa però non è sola nel suo viaggio, ma accompagnata da personaggi ben delineati, reali al punto che qualche volta si ha l’impressione di conoscerli.
Quale di loro farai sedere al tavolo dell’Oracolo?
Al tavolo dell’Oracolo non può che sedersi la signora Vittoria, che non è la protagonista del libro, ma è la nostra anfitriona. È lei che apre le porte del Giardino delle Camelie, è lei che porta avanti la storia con implacabile discrezione e soprattutto è lei che prepara il tè più buono che Elisa abbia mai assaggiato!
Bene Vittoria, accomodati!
Il tratto principale del mio carattere.
La tenacia.
La qualità che desidero in un uomo.
La tenerezza.
La qualità che preferisco in una donna.
La forza.
Quel che apprezzo di più nei miei amici.
Il rispetto.
Il mio principale difetto.
L’intransigenza.
La mia occupazione preferita.
Quando non leggo, la cura delle camelie del mio giardino.
Il mio sogno di felicità.
Quello di un grande amore, senza riserve e senza condizioni.
Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia.
Vedermi portar via quel grande amore, per paura, per invidia, per grettezza.
Quel che vorrei essere.
Quello che sono. L’imperfezione ha la grande virtù di preservarti dai rimpianti.
Il paese dove vorrei vivere.
Quello in cui non avrei mai voluto vivere, ma che è diventato parte di me: Roccamori.
Il colore che preferisco.
Il bianco.
Il fiore che amo.
La camelia.
L’uccello che preferisco.
L’aquila.
I miei autori preferiti in prosa.
Ne citerò uno soltanto, così mi sentirò meno in colpa verso tutti gli altri. Cesare Pavese.
I miei poeti preferiti.
Pablo Neruda.
I miei eroi nella finzione.
Don Chisciotte.
Le mie eroine preferite nella finzione.
Caithleen, di Ragazze di campagna, di Edna O’Brien.
I miei compositori preferiti.
Beethoven, sempre e solo Beethoven.
I miei pittori preferiti.
Hopper, se non fossi troppo drammatica per la sua malinconia, e Caravaggio, se non fossi troppo malinconica per la sua drammaticità.
I miei eroi nella vita reale.
Le signore di Roccamori, che varcano ogni pomeriggio la porta del mio giardino per tenere in vita una tradizione antica.
Le mie eroine nella storia.
Le compagne rimaste a casa, che come Penelope hanno tessuto e disfatto di nascosto la propria tela, in speranzosa attesa.
I miei nomi preferiti.
I nomi brevi, che si lasciano condurre dalle vocali.
Quel che detesto più di tutto.
La noia.
I personaggi storici che disprezzo di più.
Gli occupanti.
L’impresa militare che ammiro di più.
Le liberazioni.
La riforma che apprezzo di più.
La riforma della chiesa. Su in piazza, a Roccamori. E quella della Locanda degli amori perduti, anche quella, ora che ci penso.
Il dono di natura che vorrei avere.
La possibilità di rinascere a ogni primavera.
Come vorrei morire.
Tenuta per mano da mia madre.
Stato attuale del mio animo.
In attesa di giudizio.
Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza.
Quelle altrui.
Il mio motto.
“Le cose sono di chi sa prendersene cura, non di chi le possiede.” E il mio preferito: “Il tè è sempre la risposta”.
Grazie Roberta per aver accettato l’invito dell’Oracolo del tè!
Abbinamento goloso: questa volta è consigliato direttamente dall’autrice, che se ne intende eccome. Questo è quanto ci suggerisce. “Vi consiglio una bevanda speciale, per la lettura di questa intervista e del romanzo: quella che Daria consiglia alla signora Magda per far innamorare il suo Antonio, il fornaio. Una tisana all’anice e alla cannella. Provatela, fidatevi. Ci sarà un motivo se da quel giorno, ogni mattina, Antonio ha fatto trovare a Magda una michetta alla cannella e all’anice sulla bilancia della panetteria…”
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Valentina Cebeni
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