La quiete alata del giardino,
il canto variopinto degli uccelli
e tu rapita dalla luce
che smoriva, t’abbandonavi
all’acqua, tra vibranti
effluvi d’ibisco e d’oleandri.
E se non fosse l’Eden
il giardino a Kebili, l’ oasi
dai miraggi infiniti…
Se quei miraggi fossero
raggiri del fato, le sue lusinghe
e non fausti presagi…
Se la malia dell’oasi fosse ordita
da un misterioso reggitore
e avesse apprestato l’incanto
del giardino per rivelarti
che la ritrovata felicità era
effimera come un miraggio…
Soltanto una certezza:
nel deserto, tra le dune roventi,
aghi d’arido vento
trafiggevano l’oro della sabbia.