L’Italia della lettura è sempre più divisa: diminuisce la percentuale degli italiani che leggono, oggi al 56% (persone tra i 15 e i 75 anni che hanno letto almeno un libro anche solo in parte, compreso manuali, ebook e audiolibri) ma chi legge lo fa più di prima.
Oltre al calo dei lettori, c’è una preoccupante polarizzazione sempre più netta tra chi legge da sempre e lo ha fatto in questi mesi di più, acquistando più libri e dedicandoci più tempo, e chi alla lettura non si avvicina. Il divario si è approfondito, come altre disuguaglianze durante la pandemia.
C’è anche da aggiungere che se da un lato ci sono pochi lettori, dall’altra ormai ci sono moltissimi scrittori, c’è chi si vanta di non aver mai letto un libro e magari ha pubblicato un romanzo, il che è un controsenso abbastanza evidente.
In questi ultimi anni è diventato più facile pubblicare un libro, poiché esistono diversi servizi di autopubblicazione come Amazon, Bookabook e simili, che però di contro non controllano la qualità del testo, né tanto meno fanno editing, quindi la qualità non sempre è eccelsa.
Se lo scrittore emergente pubblica il proprio libro in questo modo è evidente che nel marasma di titoli disponibili si abbassa la qualità e l’interesse.
Di contro non si riesce ad avere visibilità e commercio cosa che interessa sia a chi scrive, che alle case editrici, che sempre più spesso tendono a essere selettive sui propri titoli pubblicati o comunque a puntare su autori già conosciuti o su influenzer e persone già famose, perdendo magari di vista anche lo spessore del libro o del romanzo che viene pubblicato.
Io, da lettrice “forte”. (Leggo circa 30-40 libri all’anno), che scrittrice (al momento alle prime armi) ho notato questo impoverimento generale dei titoli, sia nella qualità che nella varietà.
Nel fantasy che è il genere che conosco meglio, specialmente nella sezione young adult, ho notato che spesso vengono pubblicate saghe a metà, oppure testi con errori (pur essendo editi da case editrici grandi), o ancora le trame e le storie non hanno granché di originale, ma spesso si assomigliano, anche perché si tende a pubblicare e distribuire ciò che vende spesso, e non ciò che vale.
Lo capisco, è una questione di strategia di mercato e di marketing, ma è anche vero che così non si dà spazio ad autori sconosciuti, magari molto capaci, solo perché italiani, o perché non hanno grande passaparola alle spalle.
Se le persone non leggono o non lo fanno come dovrebbero in Italia, non è solo un fatto di gusti, o culturale, ma anche e purtroppo economico.
Non tutti si possono permettere di spendere una cifra di 20€ per un libro cartaceo o 10€ per un eBook. È vero che esistono le biblioteche o gli abbonamenti, come Amazon prime Reading, o Kindle unlimited, però è anche vero che non tutti riescono o possono usare questi servizi e spesso le biblioteche non sono fornire, o hanno mancanza di fondi o di personale.
La biblioteca civica, ad esempio, è una bellissima invenzione è un servizio che permette a chiunque (non importa quale estrazione sociale o culturale abbia) di aver accesso gratuito al sapere.
Quello che ho notato, nella mia città, soprattutto per quanto riguarda la biblioteca civica dei ragazzi e che è fornitissima e spaziosa, ma manca di fondi per poter organizzare incontri, laboratori creativi per bambini e di lettura (e questo anche persona dell’emergenza COVID-19). E questo fa sì che venga mandata avanti da bravissimo personale ma con molta fatica e soprattutto non sia attrattiva nei confronti di chi non legge.
“Nati per leggere” Sviluppato assieme all’Associazione Culturale Pediatri, l’Associazione Italiana Biblioteche e il Centro per la Salute del Bambino, il programma è presente in tutte le regioni italiane.
Propone gratuitamente alle famiglie con bambini fino a 6 anni di età attività di lettura che costituiscono un’esperienza importante per lo sviluppo cognitivo dei bambini e per lo sviluppo delle capacità dei genitori di crescere con i loro figli.
È un bellissimo programma su cui bisognerebbe insistere. Perché comunque l’amore alla lettura, l’attitudine a leggere, la libertà di scoprire e di informarsi tramite i libri si forma da bambini.
Non è automatico il pensiero della persona che legge e capisce o è acculturata, ma è anche vero che se non si è mai letto un libro si è incapaci di leggere e comprendere un testo scritto, che sia di giornale o altro e questo è pericolo, più dell’ignoranza, il non riuscire a comprendere bene ciò che si dice e si legge.
L’analfabetismo funzionale è la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. L’analfabeta funzionale, quindi, è una persona che sa leggere, scrivere (altrimenti sarebbe definibile analfabeta) ed esprimersi in modo sostanzialmente corretto. Non è in grado, però, di raggiungere un adeguato livello di comprensione e analisi
L’analfabetismo funzionale è uno dei fenomeni più diffusi e preoccupanti degli ultimi anni. Moltissimi adulti sono analfabeti funzionali perché hanno difficoltà a comprendere pienamente testi semplici, con effetti negativi che si riflettono nella vita di tutti i giorni. Per contrastare il fenomeno bisogna investire in due direzioni: famiglia e scuola.
E la scuola in questi ultimi anni risulta proprio l’ultima ruota del carro per il nostro paese, l’ultima a cui vengono destinate risorse, la prima a pagare dazio per i tagli all’istruzione.
Sarebbe auspicabile che si investa di più in futuro bei programmi di lettura, nell’informazione capillare sull’importanza del leggere, ma anche del saper scrivere e capire. Parlando delle mie letture, su 30 libri letti nel 2021, ne salvo solo tre o quattro che mi sono rimasti nel cuore e che rileggerei volentieri. Mi piacerebbe in futuro trovare più titoli diversificati e non i soliti romanzi con gli stessi cliché del “genere” scelto in libreria e più case editrici medio -piccole o indipendenti tra cui scegliere.
Samanta Crespi
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